Vittime di mafia: don Ciotti (Libera), “le mafie vincono dove l’umanità naufraga”, come a Cutro, tragedia “figlia dell’ingiustizia”

(Foto SIR)

(Milano) Nel suo intervento alla manifestazione di Milano, don Luigi Ciotti ha ringraziato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per essersi recato a portare la sua testimonianza istituzionale a Casal Di Principe. Quindi ha salutato le numerose scuole presenti in piazza Duomo: “Vedo qui una marea di studenti, insegnanti, dirigenti scolastici. È Un bellissimo segnale. La scuola autentica dev’essere sovversiva – ha subito aggiunto – perché dev’essere scuola di pensiero critico, avversaria della delega e della rassegnazione”. Ha quindi invitato gli studenti: “vogliate un sacco di bene ai vostri insegnanti!”.

“La speranza – ha proseguito – sta nell’essere nel futuro; uniamo le nostre strade per fare di più e meglio. Questo è un tempo difficile, ma se lo viviamo insieme, tutto questo è possibile. È possibile vincere le mafie. Le mafie ci sono da 150 anni: tocca a tutti noi combatterle. La neutralità e l’indifferenza sono alleate delle mafie. Le mafie uccidono le speranze e la vita”.
Lunga la parte del discorso sulle migrazioni. “La strage di Cutro è figlia dell’ingiustizia. Ingiustizia che si chiama Mediterraneo in cui nuotano e ingrassano le mafie. Ma lì ci sono anche le Ong che salvano i migranti. Perché impedire loro” di salvare vite umane?
“Le mafie vincono dove l’umanità naufraga, dove la coscienza si inabissa, dove il senso di comunità annega”. Don Ciotti ha rincarato la dose: “Una persona non può essere condannata a vita dal suo luogo di nascita. Non può essere privata dalla libertà e dalla dignità, in regioni del mondo funestate da povertà e conflitti”. I migranti morti “sono la coscienza sporca di un occidente che volge la testa dall’altra parte, che ha tradito la sua tradizione secolare di civiltà e di diritti”. “È facile prendersela con gli scafisti. […] Finché sulla terra domineranno individualismo e sete di potere le persone si affideranno a mezzi di trasporto senza fortuna pur di salvarsi. Ma è offensivo e ipocrita chiedere loro se sono coscienti dei rischi cui vanno incontro, perché la loro scelta è tra la vita e la morte”.

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