Diocesi: Spoleto-Norcia, mons. Boccardo “San Benedetto ci insegna a cercare la vita, accogliere l’ospite, camminare insieme”

San Benedetto da Norcia (Foto arcidiocesi)

Cercare la vita, accogliere l’ospite, camminare insieme. Questi tre spunti racchiudono l’omelia che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha tenuto oggi a Norcia nella festa liturgica di S. Benedetto. La Messa si è tenuta nella piazza dedicata al Santo patrono d’Europa, antistante la basilica in ricostruzione. Presenti alla celebrazione i Benedettini del monastero di S. Benedetto in Monte di Norcia, guidati dal priore padre Benedetto Nivakoff, la presidente della Giunta Regionale dell’Umbria Donatella Tesei, Armando Gradone e Giuseppe Bellassai rispettivamente Prefetto e Questore di Perugia, il rappresentante della presidente della Provincia di Perugia, il sindaco di Norcia Nicola Alemanno e il rappresentate di quello di Spoleto Giovanni Maria Angelini Paroli.  “S. Benedetto – ha detto mons. Boccardo – ci spinge a riscoprire quello che abita in profondità il nostro cuore, a non mettere da parte i desideri più autentici che a volte siamo portati a credere irrealizzabili e lontani, soprattutto in momenti difficili come questo, con la guerra che è ritornata a ferire l’Europa. C’è una ‘crisi di senso’”. Una vita consegnata alla noia o al consumismo ha in sé i germi della gelosia, dell’invidia e della rivolta. San Benedetto ci sprona a ritrovare il vero significato di ogni costruzione umana: esiste una ragione ultima per vivere e questa ragione si chiama Dio che è amore”. Dall’arcivescovo è giunto un appello ai responsabili della cosa pubblica “a promuovere e difendere l’istituzione familiare costituita dall’unione stabile di un uomo e di una donna, aperti ad assumersi la responsabilità genitoriale e ad assicurare ai bambini l’indispensabile presenza di un papà e di una mamma”. Nella sua omelia mons. Boccardo, citando la Regola benedettina (cap. 53, dell’accoglienza degli ospiti in monastero), ha affermato che “nei nostri giorni si respira una paura dell’altro, visto come una minaccia per la nostra prosperità e la nostra felicità. Non è possibile non pensare alla radicale insensibilità, all’assenza di umanità mostrati quando, di fronte alla morte in mare di oltre 90 migranti, di cui molti bambini, si ribadisce che la colpa è la loro: ‘Non dovevano partire’. Quella che Papa Francesco ha da tempo chiamato la “cultura dell’indifferenza” sta producendo veri e propri mostri: persone che di fronte al dolore altrui non solo si voltano dall’altra parte, ma incolpano i sofferenti dei loro stessi mali. Benedetto invece ci ricorda che l’altro non è solamente qualcuno al quale io devo dare, ma è soprattutto colui dal quale io posso ricevere”. Altro insegnamento che arriva da san Benedetto “è il senso di comunità. C’è nella Regola una espressione che è importante recuperare: ‘tutti insieme’. Occorre camminare insieme – ha concluso il Presule – senza lasciare indietro nessuno; occorre individuare il ‘passo giusto’ perché nessuno vada troppo avanti e qualcuno rimanga indietro. La comunità delineata da Benedetto non è una gara nella quale si vince se qualcuno arriva per primo, ma dove la vittoria c’è se si arriva ‘tutti insieme’ alla meta. Anche questo oggi dobbiamo imparare nella nostra società europea: non si vince se c’è qualcuno che arriva prima, ma solamente se si cammina tutti insieme e insieme si raggiunge la meta, che è una convivenza civile veramente degna dell’uomo”.

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