Processo in Vaticano: de Franssu (Ior), “per Palazzo di Londra pressioni dalla Segreteria di Stato”

“Eravamo continuamente sotto pressione, da parte della Segreteria di Stato, per erogare il prestito di 150 milioni di euro per liquidare il mutuo sul Palazzo di Londra”. Lo ha dichiarato il presidente dello Ior, Jean-Baptiste de Franssu, durante la 46ma udienza del processo in corso in Vaticano sugli investimenti della Segreteria di Stato a Londra. Sentito come teste dagli avvocati delle parti civili, de Franssu – secondo quanto ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi in Aula – ha ripercorso l’iter della vicenda al Palazzo di Sloane Avenue e ha ricordato che nel 2019 la Segreteria di Stato aveva chiesto allo Ior un prestito di 150 milioni di euro “per liquidare il mutuo che gravava sul palazzo e per il quale la Segreteria di Stato avrebbe dovuto pagare un tasso all’epoca molto più alto di quello corrente, e pari al 12%”. “Lo Ior non è una banca”, ha precisato de Franssu, “anche se viene sempre battezzata come la banca vaticana. Emettere prestiti avrebbe determinato problemi per il monitoraggio, e quindi ci sarebbe stato bisogno di cambiare la ragione sociale dell’Istituto”. “La nostra preoccupazione – ha aggiunto il presidente dello Ior – era di evitare di incorrere nell’accusa di riciclaggio”. Per quanto riguarda la posizione dell’Aif, l’ente vaticano di vigilanza finanziaria, de Franssu ha riferito: “C’era una certa incoerenza, soprattutto negli ultimi anni. La nostra posizione invece fu netta fin dall’inizio”. Lo Ior, infatti, ha fatto notare il presidente, il 9 luglio 2019 diede parere negativo al finanziamento richiesto dalla Segreteria di Stato. Il 25 luglio dello stesso anno il cardinale Pietro Parolin convocò una riunione con i vertici dello Ior, dell’Aif e della Segreteria di Stato il cui scopo, ha reso noto de Franssu,”era di verificare la possibilità di trovare soluzioni diverse”. Al termine dell’incontro, de Franssu ha poi riferito che Peña Parra, sostituto alla Segreteria di Stato, avrebbe dato a lui e al board dello Ior degli “incompetenti”. La richiesta formale del prestito per il Palazzo di Londra era arrivata allo Ior tramite una lettera inviata dal cardinale Parolin il 4 marzo 2019, e il 24 maggio l’Aif con un’altra lettera autorizzava a procedere con la concessione del prestito, il che però, secondo il presidente, “non ci esentava da tutti i controlli che l’Istituto doveva fare”. Nel corso dell’udienza, è stato ascoltato come teste anche Alessandro Nardi, ex funzionario dello Ior, responsabile dell’Ufficio compliance, il quale tra l’altro ha riferito di un incontro con Fabrizio Tirabassi, tra i dieci imputati del processo, avvenuto preso il ristorante romano Lo Scarpone il 27 giugno 2019. “Mi sentii minacciato da certe affermazioni di Tirabassi”, ha riferito il funzionario dello Ior: “Mi disse che dietro l’affare di Londra c’erano persone pericolose”. Affermazioni, queste, però sementite dallo stesso Tirabassi, in una dichiarazione spontanea resa durante l’udienza.

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