Università Cattolica: furti, scarti ed errori costano 6,7 miliardi di euro alle aziende di vendita al dettaglio e grande distribuzione

Nel 2022 le differenze inventariali delle aziende del settore del Retail, vendita al dettaglio, e della Gdo, grande distribuzione organizzata, hanno raggiunto in media l’1,38% del fatturato annuo, portando la stima del valore delle perdite a circa 4,6 miliardi di euro. Queste perdite derivano da furti e frodi, ma anche da errori amministrativi, scarti, rotture e altre inefficienze operative. A questo valore va aggiunta la spesa che le aziende sostengono in misure di sicurezza o contrasto alle perdite, raggiungendo così un costo economico totale stimato pari a 6,7 miliardi di euro, l’equivalente di 114 euro per ogni cittadino italiano, superiore rispetto al dato stimato in studi precedenti. Questi sono alcuni dei risultati dello studio “La Sicurezza nel Retail in Italia 2023” realizzato da Crime&tech, spin-off di Transcrime – Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto di Checkpoint Systems Italia e la collaborazione dell’associazione Laboratorio per la Sicurezza. I dati presentati all’interno del report sono stati raccolti attraverso un questionario online distribuito a un campione di security manager appartenenti a 40 gruppi aziendali, per un totale di oltre 10.300 punti vendita in tutta Italia, dai quali sono stati analizzati oltre 103.000 singoli eventi criminali registrati tra il 2021 e i primi nove mesi del 2023. Tra i settori che registrano i valori più alti di differenze inventariali ci sono il fai da te (2,00%) e supermercati, ipermercati e discount (1,98%). In media, il 48% delle differenze inventariali sono di natura sconosciuta, senza possibilità di attribuire le cause delle perdite, mentre per il resto la causa più frequente è rappresentata da furti esterni, furti interni, scarti e rotture, errori amministrativi e contabili e frodi commesse da fornitori. Aumentati i casi di taccheggio ed i furti di necessità, Lombardia e Lazio le regioni dove il valore totale della merce rubata è più alto, Trentino-Alto Adige, Calabria e Abruzzo quelle con il numero più alto di episodi. Gli uomini preferiscono rubare nei settori elettronica di consumo e fai da te, mentre le donne in quelli di abbigliamento. Anche dipendenti, corrieri, trasportatori, società di sicurezza, pulizia e vigilanza nella lista nera con furti di merce, annullamento totale o parziale degli scontrini, furto di denaro dalla cassa, reso di merce fraudolento. I prodotti più rubati sono capispalla, maglieria, alcolici, tonno e carne in scatola, calzature e occhiali, smartphone, tablet e accessori di telefonia mobile, accessori per le smart-home e utensili elettrici. Anche le cause di natura operativa rappresentano un elemento rilevante delle perdite, infatti in media nel 2022 il 2% dei prodotti freschi o freschissimi è stato buttato perché invendibile o scaduto, per i quali le aziende ricorrono a offerte sui prodotti prossimi alla scadenza e sistemi di riordino intelligente. Il costo del contrasto alle perdite è costato lo 0,64% del fatturato, investito in misure di sicurezza quali la videosorveglianza (94%), le barriere antitaccheggio (86%) e la formazione del personale (94%), mentre per la protezione dei singoli prodotti vengono utilizzate placche/etichette antitaccheggio (83%) e scaffali chiusi o vetrine (63%).

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