Sport: mons. Sánchez, “doping anche nello sport di base”, “evitare abusi di ogni tipo”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Lo sport fa bene”. A ricordarlo è stato mons. Melchor Sánchez de Toca y Alameda, del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, nel corso della conferenza stampa – in sala stampa vaticana – sul Summit internazionale di presentazione della Dichiarazione sullo sport, che si svolgerà in Vaticano, presso l’Aula Nuova del Sinodo, dal 29 al 30 settembre. “Gli indici di felicità, laddove si possono misurare, mostrano inequivocabilmente che le persone che fanno attività fisica o sport mostrano migliori condizioni generali”, ha ricordato il relatore: “lo sport è un bene, un bene prezioso che va tutelato, allo stesso modo che tuteliamo i nostri beni culturali più cari e il nostro patrimonio letterario, la lingua, e le espressioni culturali. Va difeso dalle minacce che lo insidiano e ne deturpano la faccia, i fenomeni di degrado nello sport”. “Per essere salutare, lo sport richiede ambienti sicuri, dove attività e relazioni si possano sviluppare in modo sano, evitando abusi di ogni tipo, con la condivisione delle pratiche migliori di safeguarding”, la tesi di mons. Sànchez: “Proprio perché lo sport è un bene va messo alla portata di tutti”. “Sport per tutti significa permettere a tutte le persone di poter avere esperienza di sport, allo stesso modo che vorremmo che tutti avessero la possibilità di sperimentare l’emozione della musica o dell’arte”, ha proseguito il relatore: “Questa è l’intuizione alla base del Summit, che si declina attraverso tre grandi concetti: uno sport coeso, accessibile, su misura”. Anche lo sport di base, per il relatore, “spesso è contagiato” dalla logiche del risultato ad ogni costo, come dimostrano pratiche quali “il doping nelle corse popolari, nelle palestre, per inseguire una performance migliore”: di qui la necessità di “lottare per la solidarietà all’interno dello sport, tra quello alto e quello base, quello di élite e quello di base, applicando il principio di solidarietà al suo interno”. “Eliminare le barriere non architettoniche ma culturali che impediscono a certe categorie di persone di fare sport, o di farlo in condizioni adeguate”, l’appello riferito all’accesso dei bambini e soprattutto delle bambine e delle donne allo sport, ma non solo: “Dobbiamo anche tener conto degli anziani, delle persone in situazione di esclusione e di povertà, dei rifugiati e migranti, detenuti e prigionieri, persone con disabilità di ogni tipo, fisica, relazionale, mentale. Ogni organizzazione dovrebbe poter includere lo sport come parte dei processi educativi formativi: scuola, parrocchie, aziende”. “Tutti gli agenti del mondo dello sport debbono compiere uno sforzo per immaginare come raggiungere chi non vuole o non può fare sport”, ha affermato mons. Sanchez: “Non per aumentare i profitti, ma per portare avanti una missione sociale, non solo un greenwashing di facciata, ma azioni concrete con impatto sul proprio territorio”. La Dichiarazione vaticana sarà presentata venerdì pomeriggio, alla presenza del Papa, che rivolgerà un saluto particolare ai partecipanti incontrandoli nell’Aula Paolo VI.

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