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Reddito minimo: la Commissione Ue presenta orientamenti sui regimi. Schmidt, “siano adeguati, motivino a rientrare nel mercato del lavoro”

La Commissione Ue ha offerto agli Stati membri una proposta di raccomandazione contenente “orientamenti” per garantire che i regimi di reddito minimo siano “efficaci nella lotta alla povertà e nella promozione dell’inclusione attiva nella società e nei mercati del lavoro”. Tutti gli Stati hanno un qualche sistema di reddito minimo, ma non tutti sono ugualmente efficaci per ridurre la povertà delle persone, promuoverne l’integrazione e l’occupazione. Con reddito minimo, spiega la nota della Commissione, si intendono quei “pagamenti in contanti che aiutano le famiglie che ne hanno bisogno a colmare lo scarto rispetto a un determinato livello di reddito per pagare le bollette e condurre una vita dignitosa”. Si tratta di una “rete di sicurezza sociale” che, come è emerso in tempo di pandemia, è di estrema importanza; il momento attuale di inflazione e aumento dei prezzi dell’energia lo rende nuovamente cruciale. Con la proposta odierna, la Commissione stima che si potrebbe arrivare a ridurre di almeno 15 milioni il numero di persone a rischio povertà ed esclusione sociale entro il 2030 (nel 2021 erano 94,5 milioni le persone a rischio) e a far sì che il 78% della popolazione della fascia 20-64 anni sia occupata, cose previste dal piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali. Nella proposta si parla di adeguare i sostegni, snellire le procedure, migliorare la trasparenza, unire ai pagamenti accessi effettivi “a servizi abilitanti di qualità”: formazione, istruzione, assistenza sanitaria. “Non sempre i regimi di reddito minimo sono adeguati, raggiungono tutti coloro che ne hanno bisogno o motivano le persone a rientrare nel mercato del lavoro”, ha spiegato il commissario per il Lavoro, Nicolas Schmit. Secondo dati della Commissione infatti, circa il 20% delle persone senza occupazione a rischio di povertà non ha diritto a ricevere alcun sostegno al reddito e si stima che tra il 30% e il 50% della popolazione ammissibile non ricorra al sostegno al reddito minimo. Secondo Schmit è necessario “in un contesto di aumento del costo della vita e di incertezza, garantire che le nostre reti di sicurezza siano all’altezza del compito”. Schmit ha richiamato l’attenzione in particolare sui giovani senza lavoro, perché “non restino intrappolati in un circolo vizioso di esclusione”.

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