Papa Francesco: udienza, “stare in preghiera non significa dire parole”, “andiamo avanti con la preghiera del ciao”

“Stare in preghiera non significa dire parole, parole, parole: no, aprire il cuore a Gesù, avvicinarsi a Gesù, lasciare che entri nel mio cuore e mi ci faccia sentire la sua presenza. E lì possiamo discernere quando è Gesù o quando siamo noi con i nostri pensieri, tante volte lontani da Gesù”. Lo ha ribadito, a braccio, il Papa, al termine dell’udienza di oggi. “Chiediamo questa grazia: di vivere una relazione di amicizia con il Signore, come un amico parla all’amico”, l’invito ai presenti in piazza San Pietro. Poi un racconto a braccio: “Ho conosciuto un vecchio fratello, un religioso, che è un portiere di un collegio. Lui, ogni volta che poteva si avvicinava alla cappella, guardava l’altare e diceva: ‘Ciao!’. Perché aveva vicinanza con Gesù. Ciao! Ti sono vicino e tu mi sei vicino: questa vicinanza, vicina affettiva con i fratelli, vicinanza con Gesù, un sorriso, un semplice gesto, e non recitare parole che non arrivano al cuore”. “È una grazia che dobbiamo chiedere gli uni per gli altri”, ha raccomandato Francesco: “vedere Gesù come il nostro amico più grande e fedele, che non ricatta, soprattutto che non ci abbandona mai, anche quando noi ci allontaniamo da lui”. “Quando noi ci allontaniamo da lui – ha concluso a braccio il Papa – lui rimane alla porta del cuore. Rimane lì, a portata di mano, a portata di cuore, perché lui è sempre fedele. Andiamo avanti con la ‘preghiera del ciao’, di salutare il Signore con il cuore, la preghiera dell’affetto, della vicinanza, con poche parole ma con gesti e con opere buone”.

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