Ucraina: la terza Carovana della Pace costretta a fermarsi, spostando l’impegno al prossimo agosto

A causa della recrudescenza del conflitto nella zona meridionale dell’Ucraina, la terza Carovana della Pace, che era prevista dal 14 al 18 luglio, è stata costretta a fermarsi, spostando l’impegno, con tutta probabilità, al prossimo agosto. L’iniziativa, organizzata dalla rete #Stopthewarnow, che raccoglie oltre 175 associazioni italiane e promotrice delle altre due esperienze umanitarie (in aprile e giugno), avrebbe dovuto portare il proprio aiuto nelle città di Odessa e Mykolaiv. In attesa che la situazione si stabilizzi, consentendo idonee condizioni di sicurezza (per quanto possibile) agli organizzatori, da Rimini sono comunque giunti aiuti concreti agli ucraini che si trovano oggi in alcune delle zone più drammatiche della guerra. Sono gli aiuti provenienti dalle parrocchie riminesi di San Lorenzo in Correggiano e San Salvatore, coordinati e raccolti, a partire dai primi giorni di luglio, grazie al sostegno della comunità che ruota attorno a ilPonte, il settimanale della Diocesi di Rimini che già aveva aderito all’iniziativa.
Si tratta di generi alimentari, prodotti per bambini, oltre che per l’igiene personale e della casa, che hanno raggiunto la Caritas di Odessa proprio in questi giorni, grazie all’attività di #Stopthewarnow e alla presenza, che rimane costante, dei volontari di Operazione Colomba, il corpo non violento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini.
“Dopo aver consegnato gli aiuti – spiega Giorgio, uno dei volontari (assieme a Caterina e Matteo) che ha portato gli aiuti fino a Odessa – siamo stati anche a Mykolaiv per portare medicinali e capire in prima persona ciò che sta vivendo la popolazione. La gente non ne può più: manca l’acqua, ed è come se mancasse la vita; poi i continui bombardamenti, con la paura e il terrore di quello che potrebbe succedere, e l’angoscia, perché non si vede via d’uscita. Nei rifugi ci si sente come un animale in gabbia, senza luce, acqua e difese. Tutto quello che in Italia ci raccontavano gli amici ucraini ora ce l’ho impressa nel cuore”.

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