Papa Francesco: nazioni ricche hanno “debito ecologico”, “agire tutti, con decisione, stiamo raggiungendo un punto di rottura”

“Smettere di distruggere i boschi, le aree umide e le montagne, di smettere d’inquinare i fiumi e i mari, di smettere d’intossicare i popoli e gli alimenti”. Sono le incalzanti richieste del Papa alle “grandi compagnie estrattive”: minerarie, petrolifere, forestali, immobiliari, agroalimentari. “Non si può non riconoscere l’esistenza di un ‘debito ecologico’ delle nazioni economicamente più ricche, che hanno inquinato di più negli ultimi due secoli”, scrive il Papa nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, in cui chiede di “compiere passi più ambiziosi sia alla Cop27 che alla Cop15”. Ciò comporta, spiega Francesco entrando nel dettaglio delle sue richieste alla comunità internazionale, “oltre a un’azione determinata all’interno dei loro confini, di mantenere le loro promesse di sostegno finanziario e tecnico per le nazioni economicamente più povere, che stanno già subendo il peso maggiore della crisi climatica”. “Pensare urgentemente anche a un ulteriore sostegno finanziario per la conservazione della biodiversità”, l’altra proposta del Papa, che puntualizza: “Anche i Paesi economicamente meno ricchi hanno responsabilità significative ma diversificate; i ritardi degli altri non possono mai giustificare la propria inazione”. “È necessario agire, tutti, con decisione”, l’appello finale: “Stiamo raggiungendo un punto di rottura. Durante questo Tempo del Creato, preghiamo affinché i vertici Cop27 e Cop15 possano unire la famiglia umana, per affrontare decisamente la doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità. Ricordando l’esortazione di San Paolo a rallegrarsi con chi gioisce e a piangere con chi piange, piangiamo con il grido amaro del creato, ascoltiamolo e rispondiamo con i fatti, perché noi e le generazioni future possiamo ancora gioire con il dolce canto di vita e di speranza delle creature”.

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