Diocesi: Sorrento, ieri a Castellammare la processione di San Catello. Mons. Alfano, nel nome del patrono “un no deciso a corruzione e degrado, sì a ricerca bene comune”

(Foto: pagina Facebook diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia)

Nonostante la pioggia, centinaia di fedeli, a Castellammare di Stabia, hanno atteso agli angoli delle strade e partecipato alla processione di San Catello, patrono della città e compatrono della diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, attesissima dopo due anni di fermo a causa della pandemia. Devozione e commozione hanno accompagnato come sempre la statua del Santo che ha percorso le strade del centro.
“La processione di San Catello rappresenta uno dei momenti più sentiti e attesi nella città di Castellammare – sottolinea mons. Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia –. Quest’anno in modo speciale si avverte la gioia della tradizione che si ripresenta, dopo la lunga pausa dovuta alla pandemia. Tanti motivi ci spingono a riprendere il cammino, in un clima di fiducia e speranza. Abbiamo imparato in questi anni duri e sconvolgenti che non si può vivere da soli, chiusi dentro e con la paura addosso: solo il sostegno e la vicinanza fraterna ci consentono di affrontare i problemi senza perderci d’animo”. Il presule aggiunge: “Non possiamo inoltre ignorare le sofferenze del popolo ucraino che, come purtroppo tanti altri paesi del mondo, vive un conflitto assurdo e violento, minaccia grave per gli equilibri mondiali e per il futuro dell’umanità. Pertanto la nostra preghiera si fa più intensa e accorata, perché alla violenza e all’odio si sostituisca la ricerca di una pace stabile e duratura, nel nostro vecchio continente e nel mondo intero”. Al patrono San Catello, la richiesta che “tutti i suoi abitanti ritrovino un forte senso di responsabilità. Solo uniti infatti potremo affrontare la grave crisi del momento presente e privare a costruire una città più giusta e accogliente, che sappia valorizzare le straordinarie bellezze che custodisce e le eccezionali risorse umane di cui è ricca. A una sola precisa condizione: dire un deciso ‘no’ a ogni forma di corruzione e di degrado e un forte ‘sì’ alla ricerca del bene comune, privilegiando i più deboli ed emarginati. Un vero e proprio cambio di mentalità, assai impegnativo ma non impossibile!”.

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