Ucraina: Antoniano Bologna, il Centro terapeutico ha organizzato una giornata “a porte aperte” per famiglie e bambini arrivati in questi mesi

(Foto: Antoniano Bologna)

Tra le iniziative messe in campo a supporto dell’emergenza Ucraina, il Centro terapeutico di Antoniano – che dal 1981 si occupa di percorsi di riabilitazione, benessere e prevenzione per i bambini in età evolutiva – ha organizzato a Bologna una giornata “a porte aperte” per le famiglie e i bambini ucraini arrivati in questi mesi con visite specialistiche riabilitative multiprofessionali. Per agevolare la comunicazione con i bambini e le mamme, i medici e gli operatori del Centro terapeutico hanno realizzato delle tabelle di comunicazione in simboli e italiano-ucraino, utili per superare le barriere linguistiche e instaurare un dialogo diretto durante le visite. Lo staff medico è stato aiutato anche da Nataliia, una ragazza ucraina fuggita dalla guerra che prima del conflitto lavorava a Leopoli come educatrice.
“Cefalea, difficoltà di sonno e mancanza di concentrazione sono i sintomi ricorrenti che abbiamo riscontrato nei bambini visitati – afferma la neuropsichiatra infantile di Antoniano, Annarosa Colonna – e si tratta delle conseguenze del continuo stato di allerta cui sono sottoposti questi bambini da quando è iniziata la guerra”.
L’esperienza traumatica che hanno vissuto non abbandona i bambini, nonostante ora siano al “sicuro” e lontani dalla guerra. “Una mamma che è scappata con i due figli, lasciando il marito in Ucraina a combattere – aggiunge Colonna –, mi ha spiegato che il figlio, in età scolare, è sempre collegato al cellulare per sapere quando scattano gli allarmi e se ci sono incursioni aeree. Il bambino corre sempre da lei non appena riceve la comunicazione e così anche lei è sempre in allerta: è come se ci fosse un filo continuo tra loro e la guerra che hanno lasciato che non gli permette mai di sentirsi al sicuro e ritrovare energie rinnovate per affrontare la quotidianità. Durante la visita, il bambino reagiva con comportamenti istintuali di fuga anche in risposta a semplici rumori ambientali (si alzava in piedi di scatto sentendo una porta aprirsi)”.
“La prima cosa da fare per prevenire o gestire un disturbo post traumatico è diminuire lo stato di allerta costante in cui vivono sia gli adulti sia i bambini – conclude la neuropsichiatra infantile – sarebbe di grande aiuto avere a disposizione uno spazio esperienziale che, attraverso canali non verbali ma espressivi – come l’arte, la musica e il movimento – possa accedere alla componente emotiva in modo delicato e graduale, permettendo una rielaborazione dei vissuti ed una riduzione dello stato di attivazione”.
L’Antoniano si sta adoperando per attivare dei laboratori per i bambini ucraini anche con disabilità pensati proprio per aiutarli a superare il trauma. Tra questi, un lab di arteterapia che permetta di mettere l’aspetto emotivo in uno spazio grafico, materico.

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