Colombia: lo Stato di fronte alla Cidh. Chiesta condanna per decenni di persecuzioni al collettivo Cajar e a Ong anche italiane

Lo Stato colombiano è sotto inchiesta da parte della Corte interamericana per i diritti umani (Cidh), in seguito alla denuncia del “Collettivo di avvocati Alverar Restrepo (Cajar). Una prima udienza si è tenuta la scorsa settimana, a San José di Cista Rica. “Sono stato osservatore internazionale dell’udienza recente degli avvocati del collettivo Alvear Restrepo alla Cidh. È stata chiesta la condanna dello stato colombiano per la sistematica persecuzione e spionaggio dei servizi segreti del Das a queste avvocatesse e avvocati coraggiosi che da oltre 30 anni difendono le vittime di quello che è stato definito ‘terrorismo di Stato’”.
Alirio Uribe, membro del Cajar ha direttamente citato il coinvolgimento di Ong e difensori diritti umani europei in difesa del collettivo, denunciando “la responsabilità di estendere le azioni di intelligence illegale contro il Collettivo a tutte le organizzazioni con cui eravamo legati. Molte organizzazioni sono state prese di mira da queste attività illegali”.
“In questo modo – prosegue Morsolin – vengono citate davanti alla Cidh importanti Ong italiane che difendono i diritti umani e svolgono attività di advocacy e costruzione di pace in Colombia, come per esempio Osservatorio Selvas, Fondazione Lelio Basso che l’anno scorso ha promosso la quarantottesima sessione del Tribunale permanente dei popoli in Colombia, il Coordinamento nazionale di Enti locali di solidarietà con la comunità di pace di San José de Apartadó”.
Allo stesso tempo, Soraya Gutiérrez (avvocata del Colectivo Restrepo che nel 2016 era accompagnata da Mario Paciolla, come interposizione non violenta delle Brigate Internazionali di pace – Pbi), “ha denunciato la persecuzione subita anche da sua figlia di 5 anni, che ricevette bambole bambole insanguinate, fatte a pezzi, con il messaggio ‘non sacrificare la tua famiglia’. Esempio di un modus operandi diffuso. Queste denunce fanno emergere nuovamente l’operato di Mario Paciolla, cooperante Onu, forse assassinato per aver raccolto le testimonianze delle madri di 6 adolescenti morti nel bombardamento dell’agosto 2019, in zona rurale di San Vicente del Caguán, da parte dell’Esercito”.

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