Sud Sudan: mons. Carlassare (vescovo di Rumbek), “tornato con la pace nel cuore, incontrerò i miei aggressori quando ci sarà una sentenza definitiva”

(Foto Luci nel mondo")

Mons. Christian Carlassare, il vescovo di Rumbek ferito in un agguato la notte tra il 25 e il 26 aprile 2021, si è insediato ufficialmente nella sua diocesi – dopo quasi un anno di cure e riabilitazione in Italia – lo scorso 25 marzo. È tornato accompagnato dai genitori e dalla sorella. “Per me è stata una esperienza molto forte. Ma anche per loro, che hanno dovuto superare il trauma vissuto indirettamente – racconta oggi al Sir -. Sono tornato con la pace nel cuore e con un perdono che libera. Quello che ho vissuto mi ha accomunato alla storia e alle sofferenze della popolazione. Per loro è stato quasi un segno di riscatto, nonostante i sentimenti rispetto a quanto mi è accaduto siano diversi in base alle letture che vengono date ai fatti”. In questi mesi sono stati effettuati quattro arresti – un presunto mandante che continua a dichiararsi innocente, due esecutori e un collaboratore – e c’è già stata una sentenza di primo grado che ora prosegue in appello. Per il vescovo-missionario probabilmente le motivazioni dell’agguato sono dovute ai tanti anni in cui la diocesi di Rumbek è stata vacante, dopo la morte del vescovo Cesare Mazzolari. “Forse si erano formati gruppi di interesse sulle attività della diocesi e il gesto serviva ad allontanarmi – risponde -. Ma i giochi di potere sono lontanissimi dalle mie intenzioni e da quelle della Chiesa in Sud Sudan”. Finora mons. Carlassare non ha incontrato i suoi attentatori ma ha intenzione di farlo “quando ci sarà più chiarezza sui fatti e una sentenza definitiva”. E se l’inizio della sua missione pastorale è stato turbolento e grave, a distanza di un anno si apre una speranza, resa simbolica dal primo nome che gli ha attribuito la sua gente: “Mi chiamano War, che in lingua locale vuol dire ‘cambiamento’”.  Anche se i sudsudanesi sono poco informati su ciò che accade in Ucraina e nel resto del mondo per la scarsa presenza di media – c’è solo una tv che parla di politica interna e tante radio locali – il vescovo di Rumbek non perde occasione per far notare le similitudini e le contraddizioni. “Mi sono trovato a far riflettere  su come qui ci si ammazzi per l’accesso all’acqua o alle terra mentre in Europa rischiamo una guerra nucleare. La gente guarda al conflitto in Ucraina con grande sorpresa e disillusione: si chiede come mai anche l’Europa democratica sia potuto cadere in queste dinamiche. Non capiscono perché chiediamo a loro di fare la pace mentre gli europei danno il cattivo esempio”.

 

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