Nuovi Santi: p. O’Neill (Carmelitani), “padre Tito Brandsma è stato un profeta di speranza e un testimone di pace”

“La testimonianza del p. Titus è stimolante e illuminante non solo per l’Ordine Carmelitano ma anche per la nostra società. Troviamo in lui, in mezzo a questi giorni agitati dallo spettro della guerra, un profeta di speranza e un testimone di pace, mentre guardiamo milioni di persone costrette a lasciare la loro patria a causa della devastazione dell’Ucraina”. Lo scrive il priore generale dei Carmelitani, padre Míceál O’Neill, in vista della canonizzazione del carmelitano Tito Brandsma, domenica 15 maggio, in piazza San Pietro. “Oggi siamo anche invitati a guardare le ferite della guerra – a volte indifferentemente dimenticate -che continuano a sanguinare in altre parti del mondo. La Chiesa, in queste circostanze, ha l’opportunità di portare l’enciclica Fratelli tutti al mondo e di farla diventare realtà, scommettendo sulla speranza di un Dio che sogna e crede nella fratellanza universale dei suoi figli. Uniamo le nostre voci a quelle di uomini e donne di buona volontà che, di fronte alla sofferenza degli innocenti, gridano per la pace, la libertà, la difesa della dignità di ogni persona”, l’invito del priore generale dei Carmelitani. “Titus, esperto della condizione umana, ci ha insegnato, con il suo sangue versato per amore (cfr. Mc 14,24), che essere discepoli di Cristo non è solo ammirarlo o sapere molte cose di Lui, ma essere pronti a condividere il suo stesso destino di amore”, evidenza padre O’Neill.
Il priore generale, ricordando che “Titus fu catturato per aver difeso l’indipendenza dei media cattolici opponendosi alla pubblicazione della propaganda nazionalsocialista da parte della stampa cattolica”, sottolinea: “Questa è una meravigliosa testimonianza nella cosiddetta ‘era della post-verità’, ove le ‘fake news’ dilagano, manipolando l’opinione pubblica. Titus resiste coraggiosamente a condividere il pensiero di coloro che considerano che ‘la prima vittima della guerra è la verità’, e annuncerà che solo la verità può renderci liberi”.
Per Brandsma, prosegue p. O’Neill, “la stampa non è uno strumento di combattimento al servizio di un’ideologia o di un potere, ma uno strumento di incontro, di dialogo, di ricerca onesta e sincera della verità. Il giornalismo è un compito che richiede un certo atteggiamento interiore. Papa Giovanni Paolo II seppe coglierlo molto bene quando, in un discorso a una rappresentanza di giornalisti italiani e stranieri del febbraio 1986, ha sottolineato questo aspetto mistico e spirituale della figura di Titus Brandsma: ‘Il rispetto della verità richiede un impegno serio, uno sforzo accurato e scrupoloso di ricerca, di verifica, di valutazione… Viene, qui, spontaneo, il richiamo all’eroica figura del sacerdote carmelitano Tito Brandsma, che ho avuto la gioia di ascrivere tra i beati. Valoroso giornalista, internato e ucciso in un campo di morte per la sua strenua difesa della stampa cattolica, egli resta il martire della libertà di espressione contro la tirannide della dittatura…’”.

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