Ungheria: elezioni, quarto mandato per Orban. “Abbiamo vinto contro tutti, soprattutto contro Bruxelles e Zelensky”

Viktor Orban (Foto ANSA/SIR)

Quarto mandato consecutivo per Viktor Orban: è il risultato delle elezioni parlamentari tenutesi ieri in Ungheria che hanno visto trionfare con il circa 53,1% il primo ministro uscente e leader del partito di destra Fidesz al 98% dei voti scrutinati. “Abbiamo ottenuto una vittoria così grande che si può vedere anche dalla luna. Di sicuro pure da Bruxelles”, ha affermato nella notte elettorale, rivendicando di aver trionfato “contro tutti”. “Si sono alleati tutti – ha detto Orban – e noi abbiamo vinto lo stesso”, aggiungendo lo slogan “prima l’Ungheria”, ripetendo la nota frase di Donald Trump “America first”. Infatti, in questa tornata elettorale si erano radunati tutti gli altri sei partiti in un’alleanza guidata dal cattolico europeista Peter Marki-Zay che però è rimasto molto indietro, con il 35% dei consensi. Quello in Ungheria è il primo voto in un Paese Ue dopo l’invasione dell’Ucraina, e l’argomento è stato ampiamente discusso durante la campagna; addirittura Orban ha dichiarato il presidente ucraino Zelensky “suo oppositore”, avendo vinto contro “i media internazionali mainstream e i burocrati di Bruxelles”. Zelensky invece ha ripetutamente accusato Orban di sostenere Putin e di essere insieme alla Bulgaria l’unico Paese europeo che non ha mandato aiuti militari a Kiev.
Per Fidesz, partito a carattere fortemente nazionalista, si tratta della quarta vittoria consecutiva che permetterà di avere una maggioranza di due terzi nel parlamento. Orban è in rotta con l’Ue per il mancato rispetto dello stato di diritto e la libertà di stampa e della magistratura (questa l’accusa mossa dall’Unione europea). Importanti si sono rivelate anche le modifiche della Costituzione e del sistema elettorale, che pare abbiano funzionato a favore di Orban.
“In un sistema ingiusto e disonesto come questo non potevamo fare di più”, ha dichiarato molto amareggiato il leader dell’opposizione Marki-Zay, contestando la propaganda dei media filo-governativi. La sua coalizione, invece, aveva puntato sui social, ma ciò non è bastato per vincere.

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