Perù: trovato l’accordo dopo una settimana di sciopero e paralisi per l’aumento del carburante. Card. Barreto al Sir, “importante che sei ministri siano venuti ad ascoltare”

Si avvia a soluzione lo sciopero dell’autotrasporto, causato dall’aumento del prezzo della benzina, che ha paralizzato il Perù la scorsa settimana. Epicentro è stata la regione centrale di Junín, e in particolare il capoluogo Huancayo, dove si sono state proteste in qualche caso sfociate in violenza, con diversi feriti e l’occupazione del palazzo del Governo. Il Governo, accorso a Huancayo con diversi ministri, ha fatto marcia indietro, cancellando il 90% dell’aumento e prevedendo altri aiuti al settore dei trasporti e dell’agricoltura, in difficoltà per l’aumento dei costi energetici derivante dal conflitto in Ucraina.
Fondamentale, nella mediazione, il lavoro di tessitura e dialogo dell’arcivescovo di Huancayo, il cardinale Pedro Barreto, che spiega al Sir: “Anzitutto va detto che queste sono, da un lato, le conseguenze della guerra in Ucraina, a conferma che ha ragione Papa Francesco quando afferma che oggi ‘tutto è connesso’, e dall’altro lato dell’economia liberista che privilegia i profitti delle imprese e colpisce le fasce più svantaggiate della popolazione e in particolare i piccoli agricoltori. La regione di Huancayo è caratterizzata da una pianura lunga 77 chilometri e larga 25, abitata prevalentemente da campesinos, particolarmente penalizzati dall’aumento dei costi dell’energia. Si è aggiunto l’arrivo di numerosi autotrasportatori. Huancayo si trova a 300 chilometri da Lima ed è considerata la ‘dispensa’ della capitale’. Le manifestazioni sono state molto forti, anche in considerazione del fatto che il Governo del presidente Castillo afferma di essere ‘del popolo e per il popolo’. Sono venuti qui sei ministri, e il presidente Castillo mi ha telefonato chiedendomi di mediare. Così, sabato mattina ho cercato fin da subito di dialogare, con molte persone che conosco direttamente. Le strade erano tutte bloccate, c’era una situazione di grande tensione. È stato importante che i ministri siano venuti qui e abbiano ascoltato le richieste della popolazione. All’inizio il dialogo è stato difficile, i settori più radicali volevano la presenza dello stesso presidente Castillo (e inizialmente avevano rifiutato la mediazione del cardinale, ndr), poi siamo riusciti con pazienza a trovare la strada. Giovedì 7 aprile si realizzerà il Consiglio dei ministri decentrato, con la presenza del presidente, che ratificherà l’accordo raggiunto. Già oggi le strade erano state liberate e i negozi hanno riaperto. Ho cercato di aiutare le parti a trovare una soluzione”.
L’importanza della mediazione del card. Barreto è stata sottolineata ieri, durante la messa domenicale, dall’arcivescovo di Lima e primate del Perù, mons. Carlos Castillo, che ne ha evidenziato l’umiltà e la capacità di mettere in primo piano il popolo e le sue richieste, anche facendo egli stesso un iniziale passo indietro”. Sulla vicenda era intervenuta sabato, prima della soluzione, anche la Conferenza episcopale peruviana, con un appello al dialogo e condannando la violenza, pur riconoscendo la legittimità delle proteste.

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