Ucraina: mons. Redaelli (Gorizia), “com’è possibile che si ricorra ancora alla guerra per risolvere controversie?”. “Garantire accoglienza a chi fugge”

“Come è possibile nel XXI secolo che nel mondo, ma in particolare nel cuore dell’Europa, si ricorra ancora alla guerra per risolvere controversie, tensioni, contrapposizione di interessi? Come è possibile fare affidamento sul presunto diritto del più forte, decidere di aggredire un popolo, non rispettare il complesso di norme che il diritto internazionale ha elaborato soprattutto dopo la seconda guerra mondiale per garantire a tutti pace e giustizia? Come è possibile che ci sia guerra tra popoli che hanno una radice comune in molti valori della cultura, della spiritualità e soprattutto condividono la stessa fede cristiana, venerando gli stessi martiri, come i nostri patroni che oggi celebriamo, e ascoltando lo stesso Vangelo come quello appena ascoltato che invita a seguire Cristo nel dono della vita?”. Sono alcune “domande fondamentali” da non “eludere” poste dall’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, nell’omelia che ha pronunciato stamattina in occasione delle festa dei santi patroni Ilario e Taziano.
L’arcivescovo si è soffermato sul “drammatico momento storico che stiamo vivendo in Europa e che tutti ci preoccupa, ci rattrista, ci interroga e ci spinge ad agire, almeno garantendo con generosità accoglienza a chi fugge dalla guerra”. “Vorrei ribadire in questa occasione il ringraziamento mio personale e della nostra Chiesa diocesana a quanti, singolarmente o comunitariamente, anche nella nostra città si sono immediatamente attivati per aiutare chi è vittima di questa tragedia”, ha proseguito mons. Redaelli, ricordando che “abbiamo sperimentato anche in un passato recente la capacità di Gorizia di essere luogo di accoglienza: è successo negli anni Novanta del secolo scorso con gli uomini e le donne in fuga dall’Albania o dai paesi della ex-Jugoslavia ed in tempi più recenti con chi è giunto in riva all’Isonzo, in un viaggio iniziato in Africa o in Asia. Oggi questa disponibilità si ripete e non può sorprendere chi sa guardare a fondo nel cuore dei goriziani”.

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