Sud Sudan: il vescovo Carlassare (Rumbek) torna in diocesi per la consacrazione episcopale. “Il Papa mi ha detto di non avere paura”

(Foto SIR)

“Il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, sarò ordinato vescovo di Rumbek. Non è una ricorrenza che mi sono scelto, ma mi è stata data in dono”. Lo dice padre Christian Carlassare, missionario comboniano e vescovo eletto di Rumbek, in Sud Sudan, in una lettera alla sua diocesi in preparazione della Pasqua, ad un anno dalla nomina a vescovo e dall’attacco di cui è stato vittima. Padre Carlassare è stato ricevuto lunedì 14 marzo da Papa Francesco in Vaticano: “Il Papa mi ha semplicemente detto di non avere paura, perché il Signore sostiene – confida al Sir –. E poi mi ha dato la sua benedizione”. Dopo un anno di cure e riposo in Italia (era stato ferito alle gambe con armi da fuoco) tornerà finalmente a Rumbek per l’ordinazione episcopale e per celebrare la Pasqua. “Parto con in cuore sentimenti di rinnovato affidamento sia a Dio che mai abbandona, sia alla Chiesa locale e comunità cristiana per camminare insieme mano nella mano”, precisa. La Chiesa sud sudanese, spiega, “è una Chiesa povera dove mancano sicurezze e mezzi, ma può contare sulla solidarietà e resilienza della gente. È una Chiesa ferita e sofferente, ma non mancano fede e speranza nella guarigione. È una Chiesa giovane che ha un lungo cammino da percorrere davanti ad essa. È una Chiesa fragile e imperfetta che fa esperienza dell’amore compassionevole di Dio ed è chiamata ad essere testimone di misericordia”. “La Chiesa di Rumbek – sottolinea – ha bisogno di verità e perdono. Il Paese, poiché continuano purtroppo miseria e violenze, ha bisogno di verità e misericordia. Solo accogliendo questi doni ci sarà spazio per la pace”. Il vescovo di Rumbek riflette sulla “dinamica della misericordia”: “vuole che si faccia spazio dentro di sé alla vita dell’altro: uno spazio di profonda comunione, di sentire con l’altro, di gioire con l’altro e di patire con l’altro. La misericordia quindi altro non è che l’appello di Dio contro l’egoismo, l’indifferenza e il rifiuto dell’altro. Indica invece l’accoglienza, la compassione, l’abbraccio dell’altro. E diventa capacità di allacciare rapporti e ricostruire relazioni laddove si erano interrotte”.

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