Festa di San Francesco: mons. Marcianò (Omi), “dalla capacità di non fuggire indifferenti dinanzi alla ‘lebbra’ di ogni povertà e migrazione, ma di abbracciare tali croci, si misura il grado di civiltà di un popolo”

Mons. Marcianò (foto Omi)

“È dalla capacità di non fuggire indifferenti dinanzi alla ‘lebbra’ di ogni malattia, povertà, migrazione, emarginazione, ma di abbracciare tali croci, che si misura il grado di civiltà di un popolo e la giustizia di chi è chiamato a governarlo e può rifulgere la luce di una convivenza giusta e pacifica”. Lo ha detto l’arcivescovo militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, nell’omelia ai Vespri pontificali celebrati oggi pomeriggio ad Assisi, nell’ambito dei festeggiamenti per san Francesco d’Assisi. Le celebrazioni hanno visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni civili e militari, degli operatori sanitari, del volontariato, della scuola, delle realtà caritative ed ecclesiali coinvolti dalla Cei come forma di ringraziamento del loro impegno nel combattere la pandemia del Covid e altre pandemie come la povertà, gli squilibri sociali, la solitudine, la guerra in Ucraina e tutti i conflitti che continuano a seminare distruzione e morte. A costoro l’arcivescovo castrense si è rivolto: “Sono presenti in questa Basilica donne e uomini che, nella pandemia da Covid-19, hanno saputo accostare con coraggio la croce che la nostra gente si è trovata a dover abbracciare. Una croce che tutti ci ha accomunati nell’isolamento, nella paura, nel cambio totale delle abitudini di vita. Voi avete abbracciato questa croce e oggi, come offerta, essa viene portata ai piedi di San Francesco: un gesto di gratitudine, inserito nella gratitudine di tutta l’Italia; un gesto di memoria”. “Nel buio dell’emergenza pandemica – ha aggiunto mons. Marcianò –, voi avete saputo ‘conoscere’ i tanti crocifissi che la quotidianità drammatica vi poneva dinanzi, lasciando che essi trasformassero la vostra vita. La croce di un virus sconosciuto, del pericolo, non vi ha spaventato perché avete saputo vedervi impresso il volto delle persone e il volto di Cristo Crocifisso in loro”. Purtroppo, ha affermato il presule, “non abbiamo imparato questa lezione che il Covid ci avrebbe dovuto lasciare; non abbiamo saputo accogliere la sfida di accogliere ogni vita, fin dal concepimento, e ad accompagnare ogni morte, fino al suo passaggio all’eternità; non abbiamo voluto capire che siamo tutti nella stessa barca, come spesso ripeteva Papa Francesco, e che il destino di ogni persona è legato all’altro, senza discriminazioni di lingua, popolo, razza, religione, ceto sociale”. Ma resta la speranza: “La luce della lampada offerta stamattina a nome dell’Italia, è accesa anche con le piccole luci di speranza che voi avete acceso nella pandemia e in tutti i luoghi dove seminate protezione dei deboli e supporto umano. Un messaggio luminoso per la nostra stessa Nazione, un esempio per le Istituzioni e le giovani generazioni”.

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