Festa di San Francesco: card. Zuppi, “non vogliamo dimenticare il Covid”, “un cuore digitale è un pò preoccupante”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Abbiamo bisogno di luce, che vuol dire speranza. E il nostro Patrono ci fa sentire a casa – tutti si sentono a casa ad Assisi – e ci aiuta a guardare anche le difficoltà con la forza dell’amore”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nell’omelia della Messa per San Francesco, patrono d’Italia, in corso ad Assisi. “Nella tempesta della pandemia abbiamo sperimentato tanto buio, inatteso e prolungato”, le parole del cardinale, che ha citato la “memorabile preghiera” di Papa Francesco in Piazza San Pietro: “Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti”. “Non lo dimentichiamo”, l’appello: “Non vogliamo dimenticare, come quando si vince il dolore rimuovendolo o divorandolo nella bulimia di emozioni che non diventano mai sentimento, consapevolezza, scelte, umanità: tutto è digitale, e un cuore digitale è un pò preoccupante, perché non svolge quello per cui l’abbiamo”. “Raccogliamo oggi il testamento affidatoci da chi non c’è più per colpa del Covid: “Alcuni dei loro nomi li deporremo accanto a questa lampada. Li abbiamo raccolti proprio sapendo quanta amarezza e sconforto ha generato non poter essere vicini a loro nell’ultimo tratto della vita. Ricordiamo tutti coloro i cui nomi portiamo nei nostri cuori e li affidiamo all’amore di Dio, perché siamo nella luce dell’amore che non finisce. Non sono più tornati a casa e non abbiamo potuto accompagnarli, come loro e noi avremmo desiderato. Per molti di loro solo le videochiamate hanno rappresentato dei veri e propri testamenti struggenti. Resta l’amarezza lacerante per un discorso interrotto, lo sconforto che fa apparire tutto vano”.

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