Cile: vescovi condannano atti di violenza contro i migranti, “ci riempiono di vergogna e stupore”

Il Comitato permanente della Conferenza episcopale del Cile (Cech) ha diffuso un comunicato in cui esprime il dolore e la condanna degli atti di violenza commessi nei confronti dei migranti a Iquique, avvenuti nei giorni scorsi. Affermano i vescovi: “Osservare l’assalto a persone in situazioni vulnerabili, compresi bambini e adolescenti, assieme alla distruzione dei loro pochi averi, al grido di ‘Viva il Cile’, ci riempie di vergogna e stupore. Questo non è il Cile a cui tutti aspiriamo”.
L’arrivo di numerosi migranti in determinate località può rendere difficile la convivenza con la comunità locale, ma, proprio per questo, “è necessaria un’azione coordinata delle autorità locali e nazionali per far fronte con una situazione che non può essere lasciata alla deriva. Non ci può essere indolenza o negligenza da parte dello Stato, perché questo non fa che aggravare il problema”.
Prosegue il messaggio: “Non possiamo dimenticare che dietro alle migrazioni ci sono situazioni di povertà, violenza e crisi da cui le persone fuggono. Ecco perché la migrazione, oltre a essere un evento doloroso, è anche un diritto umano, perché le persone hanno il diritto di cercare una vita migliore e a fuggire dalla disperazione”.
Forte la richiesta alle autorità di “farsi carico del problema migratorio, offrendo spazi di accoglienza in condizioni dignitose, che permettano di non gravare le comunità locali con situazioni urbane indesiderate. Chiediamo inoltre di agevolare i processi di regolarizzazione a norma di legge e di coordinare a livello regionale azioni internazionali che ci permettano di affrontare il problema in comune. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la migrazione dovrebbe essere regolamentata, ma regolamentare non è la stessa cosa che proibire inflessibilmente o renderla impossibile”.
Infine, il Comitato permanente della Cech invita i cattolici “a non assumere o promuovere atteggiamenti ostili nei confronti degli immigrati. Una mentalità xenofoba e ripiegata su se stessa, per qualunque considerazione, non può prevalere sulle convinzioni più profonde di fede, che ci fanno sostenere il valore di ogni persona umana e la legge suprema dell’amore fraterno”.

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