Anziani non autosufficienti: don Pagniello (Caritas italiana), “il Piano nazionale della domiciliarità vuol dire fornire risposte integrate alle famiglie”

(Foto: ANSA/SIR)

“Fornire risposte integrate agli anziani non autosufficienti e le loro famiglie”. È questo l’obiettivo del Piano nazionale di domiciliarità integrata che le organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” invieranno al Governo, come ci spiega don Marco Pagniello, responsabile Ufficio Politiche sociali e Promozione umana di Caritas Italiana. “La proposta – aggiunge – viene da un network di organizzazioni, di cui fa parte Caritas italiana, perché crediamo che bisogna lavorare insieme per raggiungere obiettivi buoni per tutti, ma soprattutto per le persone in difficoltà e in questo caso non autosufficienti”. Anche il momento è propizio: “Pensiamo che questo sia il momento buono perché c’è tutto il capitolo del Pnrr che riguarderà la riorganizzazione delle strutture e nuovi modelli di welfare. Partendo dalla conoscenza del quotidiano delle persone anziane non autosufficienti, crediamo che questa sia l’occasione, in vista della legge di Bilancio 2022, per riaffermare dei bisogni, dire cose nuove e avviare dei processi. Il Piano nazionale della domiciliarità vuol dire fornire risposte integrate alle famiglie – chiarisce don Pagniello -, che non riguardino solo il profilo sanitario ma anche quello sociale. Non pensiamo solo al non autosufficiente ma a tutti i familiari, ai caregiver, che sono chiamati a occuparsi dei non autosufficienti”. Un altro aspetto importante, evidenzia il sacerdote, “è far avere assistenza alle persone in tempo necessario: a volte, infatti, registriamo situazioni in cui c’è da attendere molto per ricevere aiuto”. Di fronte a tutto questo “auspichiamo il superamento di alcune separazioni tra i ministeri e i vari servizi affinché ci sia sempre di più quella integrazione sociosanitaria che dovrebbe essere data per scontata ma non lo è sui territori. Serve una cabina di regia nazionale perché aiuti anche i decisori politici a fare le giuste scelte. Ci sono prese in carico differenti: non tutti gli anziani ricevono l’intervento da parte dell’Adi (Assistenza domiciliare integrata), è importante ridisegnare alcuni servizi, integrandoli sempre più tra di loro, incrementare i fondi che non sono mai sufficienti”. Don Pagniello chiarisce: “Il finanziamento è legato al riconoscimento del Sad (Servizio di assistenza domiciliare) come livello essenziale di prestazione: questo è fondamentale. Una volta riconosciuto ciò, integrarlo con l’Adi sarebbe il massimo per noi e soprattutto per le persone che hanno bisogno”. Secondo don Marco, “è necessario superare il modello di intervento oggi prevalente anche per favorire la domiciliarità. Molti anziani non autosufficienti possono rimanere a casa se supportati e aiutati e questo è fondamentale per il loro benessere. In caso di malati gravi purtroppo può diventare necessario ricorrere a strutture competenti. Quindi, abbiamo bisogno di strutture residenziali h24, ma anche in una logica di prevenzione di rafforzare la domiciliarità, l’integrazione delle risposte per favorire il più possibile la permanenza dei non autosufficienti nel loro contesto familiare, non prendendosi cura solo dei malati ma anche dei familiari”.
Come mondo Caritas, conclude, “stiamo per lanciare una nostra raccolta dati su quanto le Caritas diocesane hanno fatto in tempo di Covid: dal nostro monitoraggio è venuto fuori che l’anziano è sempre di più al centro dell’attenzione da parte delle Caritas. Vorremmo che gli anziani, come ci dice il Santo Padre, non siano solo soggetti di cui prendersi cura ma anche soggetti dai quali prendere tanto”.

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