Scienza: mons. Viganò (Pas), “al sovraccarico di informazioni, favorito dai nuovi media, corrisponde un disorientamento diffuso”

“Viviamo in un’epoca caratterizzata da improvvisazione e superficialità, che sono il frutto di una cultura del consumo e della velocità. Parlare di dati e anche di ‘dati scientifici’ in maniera semplice è una cosa seria”. Lo evidenzia mons. Dario E. Vigano, vice cancelliere della Pontifica Accademia delle Scienze (Pas), nel suo intervento sul tema “La scienza tra conoscenza e innovazione tecnologica” durante il Meeting internazionale “La scienza per la pace”, in corso a Teramo. “Osserviamo spesso una tendenza alla semplificazione. Questo processo genera opinioni non corrispondenti al vero, genera” verosimiglianza. “Le frasi spot senza solide evidenze di certo non aiutano. In molti campi, accade spesso di leggere notizie approssimative e sensazionalistiche, frutto di un pensiero di superficie”, osserva mons. Viganò, per il quale “divulgare responsabilmente implica profonda conoscenza, esperienza, etica ed equilibrio”. Il vice cancelliere della Pas ricorda: “L’enciclopedia Treccani ha inserito nella lista dei neologismi 2020 il termine ‘infodemia’, connettendolo al sovraccarico di informazioni, sovente tarlate, generato dalla pandemia da Covid-19. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità segnala e cerca di contrastare i rischi di tale ‘infodemia’, sia riguardo alla sovrabbondanza di messaggi, che rende difficoltoso risalire a fonti scientifiche attendibili, sia riguardo alla circolazione di fake news. Prima ancora che esprimere un giudizio su quanto visto e vissuto, bisogna riflettere sulla prospettiva bulimica cui siamo quotidianamente esposti a livello informativo”. Restando sempre in questa “metafora alimentare”, mons. Viganò segnala “un paradosso che porta a un cortocircuito: se c’è una bulimia di informazioni, c’è una sorta di anoressia di verifica e attendibilità delle fonti. Sia ben chiaro, non è tutto da buttar via, anzi… Il contesto in cui viviamo, profondamente segnato dalle innovazioni tecnologiche, condiziona in un certo senso – e non potrebbe essere altrimenti – la nostra vita, compresa anche la conoscenza di ciò che avviene. Ecco, allora, che al sovraccarico di informazioni, favorito dai nuovi media, corrisponde un disorientamento diffuso”.
È necessario un “impegno per una comunicazione attenta ai valori della trasparenza, della responsabilità, dell’imparzialità, della sicurezza e della privacy. Pilastri di cui anche la comunicazione scientifica ha sicuramente bisogno”. Dal vice direttore della Pas un invito ad “avere fiducia nella scienza: nella pandemia abbiamo toccato con mano quanto può essere vicina alle persone. Abbiamo capito che possiamo sentirci membri di una grande famiglia, svolgendo così le mansioni che più sono congeniali alle esigenze della comunità. Ogni membro della famiglia ha fatto la sua parte”. E conclude: “Davanti a noi ci sono diverse sfide: dal miglioramento della salute, alla salvaguardia del territorio, al potenziamento della base lavorativa, al perfezionamento dell’informazione e della formazione. Un futuro più bello, equo e giusto per il mondo intero passerà dalla capacità di avere sempre ‘una rotta umana’”.

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