Povertà: Caritas Lombardia, Covid lascia “macerie sociali”. “Eredità onerosa destinata ad aggravarsi senza la ripresa economica”

I dati raccolti dalle Caritas lombarde, e diffusi oggi mediante un rapporto dettagliato, mostrano che le restrizioni più blande e “a geometria variabile” introdotte nella seconda fase dell’emergenza sanitaria hanno avuto un impatto significativo anche se meno pesante sulla povertà in Lombardia rispetto a quelle più severe dell’anno precedente. “Ma dicono anche che una parte significativa di chi è precipitato in una condizione di indigenza durante la prima fase dell’emergenza, non si è ancora risollevata ed è rimasta intrappolata sotto le macerie sociali che il virus ha lasciato dietro di sé. Un’eredità onerosa destinata ad aggravarsi in futuro se la ripresa economica non sarà sufficiente a contenere la sospensione dei licenziamenti e se non si troverà una soluzione per chi non riesce ad onerare i debiti che ha accumulato per stare a galla”. A destare preoccupazione, per il prossimo futuro, “sono infatti anche le famiglie e i piccoli imprenditori titolari di attività commerciali o artigianali che non sono in grado di restituire i prestiti contratti in questi mesi né coi propri redditi né con il patrimonio: almeno 20mila persone in Lombardia (90mila in Italia) tecnicamente definite sovra-indebitate potenziali vittime di usura”.
Il report, realizzato dalla delegazione delle Caritas della Lombardia “Gli effetti del coronavirus sulla povertà: il punto di vista delle Caritas lombarde”, è stato consegnato agli operatori e volontari intervenuti alla messa concelebrata nel duomo di Milano dai vescovi lombardi per i 50 anni della Caritas. Secondo il report i più penalizzati sono stati i lavoratori con impiego irregolare fermo a causa del Covid; seguono i dipendenti in attesa di ricevere la cassa integrazione e le persone in difficoltà economica in attesa del Reddito di cittadinanza.
Una situazione che, secondo gli autori della ricerca, da un lato, fa emergere “la presenza di vaste sacche di lavoro sommerso”, dall’altro, “i ritardi e le difficoltà del governo nell’erogare in tempi ragionevoli” le varie forme di tutela “sia le indennità di cassa integrazione legittimamente spettanti ai lavoratori in regola”, sia le previste “misure di sostegno al reddito”.
Il monitoraggio conferma poi il triste primato del settore della ristorazione indicato da tutte le diocesi lombarde come uno di quelli che ha maggiormente risentito della crisi pandemica. Seguono tra i comparti economici più in difficoltà gli esercizi commerciali (segnalati da 6 diocesi), il turismo e il fitness (indicati da 5 diocesi). Tra i problemi più gravi 9 diocesi su 10 segnalano l’aggravarsi delle difficoltà abitative delle famiglie e della condizione occupazionale dei giovani; 8 le difficoltà lavorative delle donne e la povertà educativa, 7 l’aumento del disagio psico-sociale delle nuove generazioni, “una delle novità più drammatiche introdotte dalla pandemia”.

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