Colombia: Organizzazione mondiale contro la tortura, “repressione senza precedenti sui manifestanti, da forze armate gravi violazioni dei diritti umani”

“Dopo due mesi di proteste per lo più pacifiche in Colombia, gli agenti delle forze armate continuano a commettere gravi violazioni dei diritti umani in maniera generalizzata”. È quanto denunciano le organizzazioni colombiane per i diritti umani e i membri del gruppo Ong-Lac a Ginevra, sostenuti da oltre 300 organizzazioni in tutto il mondo, che chiedono al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, che si sta attualmente svolgendo a Ginevra, di “condannare la brutale repressione dei manifestanti e di chiedere indagini indipendenti”. La dichiarazione congiunta – diffusa dall’Organizzazione mondiale contro la tortura di cui fa parte anche Acat Italia – è la seconda dopo un appello globale all’azione della comunità internazionale all’inizio del Consiglio da parte delle organizzazioni per i diritti umani.
“La violenza della polizia non è nuova in Colombia, come dimostrato nel settembre 2020, quando gli agenti di polizia hanno torturato e ucciso un civile indifeso e poi ne hanno uccisi altri 13 nei giorni successivi”, ha affermato Ana María Rodríguez, vicedirettore della Commissione colombiana dei giuristi. “Ciò che non ha precedenti è la portata della repressione e la crudeltà delle azioni degli agenti delle forze dell’ordine, che includono esecuzioni extragiudiziali, torture, violenze sessuali e la sparizione forzata di centinaia di manifestanti pacifici”, ha aggiunto Oscar Ramírez, avvocato di “Defender La Libertad”.
Secondo la campagna “Defender La Libertad”, dall’inizio delle proteste, il 28 aprile, fino al 28 giugno, sono stati segnalati 83 omicidi, tra cui almeno 27 vittime per mano della Squadra mobile antisommossa (Esmad). Un numero significativo di morti è attribuito a civili armati non identificati, che spesso agiscono con la complicità di agenti delle forze armate dello Stato. 80 persone hanno subito lesioni agli occhi e altre 114, ferite da arma da fuoco. Circa 3.200 manifestanti sono stati arbitrariamente detenuti senza garanzie del loro diritto a un giusto processo, il che li ha esposti a torture e trattamenti crudeli, disumani e degradanti. Inoltre, le organizzazioni della società civile che fanno parte della Campagna e documentano queste violazioni dei diritti umani hanno anche registrato percosse, pugni con oggetti contundenti, scosse elettriche, minacce di sparizioni forzate, nudità forzata e violenze sessuali e di genere, compreso lo stupro. Molti di questi comportamenti non sono oggetto di indagine e, per quelle gravi irregolarità dove ci sono indagini, queste sono nelle mani della giustizia penale militare o non procedono con la trasparenza e la velocità di cui hanno bisogno le vittime per ottenere giustizia.
Preoccupa la pratica della sparizione forzata che si verifica quando i detenuti vengono trasferiti in centri di detenzione irregolari: ad oggi risultano ancora disperse 327 persone e le autorità negano il verificarsi di circa la metà di queste sparizioni. Un’altra pratica molto pericolosa è l’uso indiscriminato di armi a bassa letalità come il sistema di lancio di proiettili Venom, che può avere effetti letali.

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