Migranti: Unhcr, “no a trasferimenti forzati dei richiedenti asilo verso Paesi terzi”

In un momento storico che vede alcuni governi considerare la possibilità di inviare i richiedenti asilo in Paesi terzi per l’esame delle domande di protezione internazionale, l’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, esorta gli Stati “a non esternalizzare i propri obblighi in materia di asilo”. L’Unhcr avverte che queste prassi “compromettono l’incolumità di chi ha bisogno di protezione internazionale”. L’Unhcr continua a opporsi fermamente alle iniziative di esternalizzazione che prevedono il trasferimento forzato dei richiedenti asilo verso Paesi terzi. “L’esternalizzazione – ribadisce Gillian Triggs, assistente Alto Commissario Unhcr per la protezione – non fa altro che trasferire altrove le responsabilità degli Stati in materia di asilo consentendogli di eludere i propri obblighi internazionali. Tali prassi minano i diritti di chi è in cerca di sicurezza e protezione, demonizzandoli, punendoli e mettendone a rischio la vita”. I tentativi di esternalizzazione normalmente comportano l’attuazione di trasferimenti forzati di richiedenti asilo verso Paesi terzi, spesso nazioni in via di sviluppo, nei quali le risorse e le tutele dei diritti umani sono inadeguate. Tale prassi può portare a “parcheggiare” i richiedenti a tempo indefinito in luoghi isolati o in condizioni punitive, mettendo gravemente a rischio la loro salute fisica e mentale. “Mi lascia sgomenta l’approccio secondo cui è economicamente più conveniente inviare i richiedenti asilo in Paesi del sud del mondo – aggiunge Triggs –. Lo trovo moralmente riprovevole: nessuno deve mettere prezzi sulle vite umane. I rifugiati non sono merci che possono essere scambiate dalle nazioni più ricche. Agire in tal modo rende disumani, costituisce sfruttamento ed è pericoloso”. Se è vero che i Paesi possono siglare accordi bilaterali sul trasferimento di responsabilità in materia di procedure di asilo e di protezione, l’Unhcr osserva che, nella pratica, “tali misure di esternalizzazione spesso sono lontane dal rispettare quanto previsto dagli obblighi internazionali”.

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