Disabilità e famiglia: Tibaldi (biblista), “Dio non è uno spettatore distratto, vede le nostre fatiche”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“In questo esilio in casa siamo stati invitati a riscoprire che ciò che conta non è quello che facciamo, ma quello che siamo”. Così Marco Tibaldi, biblista, docente di Teologia sistematica presso l’Issr di Bologna e insegnante di filosofia, durante il quarto webinar organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità in collaborazione con l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia sul tema “La famiglia e la persona con disabilità durante il Covid-19. Una crisi da non sprecare”. Il biblista ha paragonato la pandemia con il periodo dell’esilio di Israele. “C’è – ha affermato – una specie di esilio forzato a cui il Covid-19 ci ha costretto e consiste nel non andare fuori di casa. Siamo stati in esilio. Per Israele quello che è stato più brutto come periodo in realtà è stato il più bello perché ha permesso di capire alcune cose: ad esempio, che pregare si può fare ovunque, non per forza nel tempio”. Israele, ha continuato, “scopre che si può vivere da discepoli del Signore anche in una terra straniera”. E “per noi”, questo esilio è “un tempo in cui possiamo riscoprire le cose fondamentali”.

Altra caratteristica dell’esilio è la presenza dei profeti. “In questo periodo – ha commentato – sono venute fuori delle persone con capacità che non immaginavamo”. Sulle difficoltà, specie delle famiglie con fragilità, Tibaldi ha aggiunto: “Il Signore ha riempito la sofferenza che appare inutile di un grande potere. Anche questa è una buona notizia affinché ciascuno possa vederne il valore”. E in conclusione: “Il Signore non è uno spettatore distratto, vede le nostre fatiche e non senza la nostra collaborazione le vuole far risorgere”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori