Diocesi: Pavia, alla Casa della carità il “pernottamento sospeso” per aiutare chi è in difficoltà

Accogliere i parenti degli ammalati che, non solo da tutta Italia, sono ricoverati in ospedali e case di cura di Pavia. Questa la finalità della Casa di carità, struttura voluta dal vescovo Giovanni Volta, che guidò la diocesi lombarda dal 1986 al 2003.
Questa residenza, sita in via Pedotti, nel cuore del centro storico della città, è attualmente condotta da don Mauro Astroni, coadiuvato da una piccola comunità di religiose, Missionarie di Maria Mediatrice, e da alcuni volontari e si sostiene con l’aiuto di tanti fedeli e delle persone che vi soggiornano. Come si legge sul sito della diocesi di Pavia, è anche accompagnata e supportata dall’associazione “Buon Samaritano” odv, costituita dai volontari e dagli operatori assunti per far fronte a tutti i tipi di necessità che le diverse situazioni individuali presentano. Al momento nella Casa della carità sono disponibili 35 posti letto. “I nostri ospiti, che vengono da lontano, sono spesso spaesati e resi incerti dai problemi che li affliggono”, spiega don Astroni, aggiungendo che “si devono muovere in ambienti ospedalieri estranei, che risultano sempre impersonali e di difficile approccio”. Siamo rimasti sempre aperti, è stata una scelta non facile durante il periodo della pandemia, soprattutto durante il primo lockdown, quando i pericoli erano continui e la paura si sentiva ovunque. Ma Dio ha voluto che non ci accadesse nulla, e noi siamo andati avanti ad aiutare”, prosegue il sacerdote che, anche di fronte a situazioni di difficoltà create o acuite dalla pandemia, ha lanciato la proposta del “pernottamento sospeso”: “In questo periodo ho sentito spesso parlare di caffè o pane sospesi e io volevo provare con il pernottamento: chiediamo, a chi può, 15 euro a notte a persona come offerta minima, quindi perché non donare?”.

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