Pastorale della salute: Dalla Ragione (psichiatra), “dai Dca si può guarire curando corpo, mente e anima”. Pompili (psichiatra), “alleggerire dolore insopportabile fa rinunciare a suicidio”

“I disordini alimentari (Dca)– anoressia nervosa, bulimia, binge eating – sono un’epidemia moderna: un disturbo per il quale si è molto abbassata l’età: esordisce anche in bambini di 8-10 anni che non vedevamo fino a pochi anni fa”, afferma Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, direttore della rete Dca Usl1 dell’Umbria, intervenendo al XXII Convegno nazionale di pastorale della salute “Gustare la vita, curare le relazioni”, promosso fino a domani dal relativo Ufficio Cei. La sessione odierna è dedicata a “La perdita del gusto”. “Nel secondo semestre 2020 – ha spiegato L’esperta – si è registrato un aumento del 30% dei disturbi alimentari. Un’altra novità sono i maschi: fino a 10 anni fa l’1%, oggi rappresentano il 20% nella fascia di età tra i 12 e i 17 anni”. Tuttavia c’è un messaggio di speranza: “Se ci si rivolge ai centri specializzati e se si interviene precocemente, si può guarire”. “Si tratta di patologie del profondo, nei quali occorre curare corpo mente e anima insieme” ed è “importante coinvolgere la famiglia e rendersela alleata nella terapia, perché la cura è anche nelle relazioni”.
“È la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i29 anni, dopo gli incidenti stradali: dobbiamo raggiungerli in tempo con tutte le modalità possibili”. A parlare del suicidio è Maurizio Pompili, docente di psichiatria all’Università “La Sapienza” di Roma e responsabile del Servizio per la prevenzione del suicidio, precisando che “non possiamo relegare questo gesto ad una condizione di follia quando è invece la richiesta di una soluzione ad un dolore diventato insopportabile”. “Il timore di un’escalation dei suicidi durante la pandemia è stato scongiurato”, ma ora “occorre fare prevenzione a tutto campo, aiutando ad alleggerire questa sofferenza che, se alleviata anche di poco, fa rinunciare all’idea del suicidio”. Per l’esperto occorre inoltre “educare i mass-media a darne notizia in maniera pacata, non come se fossero degli scoop; è importante offrire una lettura costruttiva sui modi di chiedere aiuto”.
Per Luigi Colusso, medico, psicoterapeuta, facilitatore di Cat (Club alcolisti in trattamento), “in Italia ogni anno almeno 17mila persone muoiono per conseguenze legate all’abuso di alcolici”. Di qui l’importanza di “sviluppare una cultura che nei riti di festa e di passaggio renda superfluo l’uso degli alcolici”. Alla Chiesa la richiesta di “verificare la possibilità di avere un referente o un assistente spirituale” in seno alle associazioni che aiutano gli alcolisti “per crescere insieme”.

 

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