Francia: ddl su eutanasia, per mancanza di tempo salta il voto in Assemblea nazionale. Mons. d’Ornellas, “sarebbe una battuta d’arresto per nostra società”

Nulla di fatto. Stanotte i deputati riuniti in seduta in Assemblea nazionale non hanno adottato, per mancanza di tempo, il disegno di legge (ddl) sull’eutanasia “che dà e garantisce il diritto a un fine vita libero e scelto”. Non è una sorpresa: promosso dai parlamentari del gruppo “Libertés et territoires”, il voto sul testo era sembrato, fin dall’inizio, compromesso da un arco temporale limitato e dalla presentazione di oltre 3.000 emendamenti. Se però non si è riusciti a concludere l’esame del testo completo, il suo articolo 1 è stato approvato. Si tratta di un provvedimento emblematico della legge che prevede che “l’assistenza medica in punto di morte può essere richiesta da qualsiasi persona capace e di maggiore età”, se si trova in una fase “avanzata o terminale” di una condizione “grave e incurabile” che provoca sofferenze “fisiche o psicologiche” che “non possono essere alleviate” o che l’interessato considera “insopportabili”. Per continuare il suo cammino parlamentare, questo disegno di legge deve ora essere rimesso all’ordine del giorno dell’Assemblea. Sulla questione, nei giorni scorsi, era sceso in campo l’arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit, che in una intervista a  France Inter, facendo riferimento alla sua esperienza di medico, aveva detto: “Quando ci si trova di fronte a una persona che soffre, la soluzione non è ucciderla, ma prendersene cura e accompagnarla”. È compito dei medici alleviare il dolore ma “non è compito del medico uccidere le persone” e cercare di affidare ai medici l’atto di uccidere un malato è “gravissimo”. Sul quotidiano Ouest-France, mons. Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes e responsabile del Gruppo di lavoro “Chiesa e bioetica” della Conferenza episcopale francese, aveva scritto: “L’eutanasia, intesa come aiuto attivo che consente una morte rapida, nella proposta di legge che deve essere discussa dai legislatori, ha come intenzione la morte, che è morte provocata. La legalizzazione di questo aiuto attivo non riconoscerebbe l’accompagnamento così come viene praticato ogni giorno. E sarebbe una battuta d’arresto per la nostra società la cui vocazione è la fraternità. Come può un fratello uccidere un fratello?”.

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