Papa in Iraq: card. Sako, “tempo di separare la religione dallo Stato”

È giunto “il momento di separare la religione dallo Stato e costruire uno Stato laico, come ha fatto l’Occidente cristiano, da molto tempo, e come sta facendo lo Stato del Sudan in questi giorni. Uno Stato civile o secolare non è ostile alla religione, rispetta tutte le fedi, ma non la include nella politica. Uno Stato laico che garantisca la libertà di religione e di culto per tutti gli iracheni in modo uguale e protegga i diritti umani contenuti in tutti i trattati internazionali”. A sostenerlo è il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, in un testo diffuso ieri dal Patriarcato caldeo, a un mese esatto dalla visita di Papa Francesco (5-8 marzo) in Iraq. Nel documento Mar Sako invita tutti gli iracheni “di ogni confessione e religione” a sfruttare la visita papale “per voltare pagina e aprire una epoca di riconciliazione e fratellanza, per rispettare la diversità, stabilire la pace, ricostruire il Paese, facendo rivivere le sue istituzioni fatiscenti, facendo ritornare gli sfollati alle loro regioni e case, in modo che i cittadini godano la pace e la vita dignitosa come tutti gli esseri umani”. Il cardinale ricorda anche che “gli iracheni, per principio e per costituzione, sono cittadini pienamente uguali per diritti e doveri, e la cittadinanza non può limitarsi alla religione, al credo, alla regione, alla razza o al numero. La cittadinanza è un diritto universale per tutti”. Ne deriva, per il patriarca, la necessità di puntare sulla fratellanza e sulla diversità perché “l’aiuto vicendevole infatti apre la porta del futuro”. Quattro le proposte concrete lanciate da Mar Sako per aprire una nuova pagina per la storia irachena: “Costruire programmi educativi e didattici in modo da rafforzare la fratellanza tra gli iracheni e rafforzare la loro unità nazionale; organizzare eventi di sensibilizzazione per gli iracheni sulla loro diversità attraverso seminari, conferenze e programmi televisivi tra civiltà, culture e religioni al fine di mostrare i punti in comune, approfondirli e rispettare le particolarità diverse; creare un centro nazionale con aule e una biblioteca specializzata nel dialogo interreligioso, per contribuire a smantellare il fenomeno del fanatismo e a prevenire i giovani dall’aderirvi; attivare il codice penale iracheno n. 111 del 1969 e i suoi articoli, che obbligano a proteggere i luoghi santi, prevenire l’offesa alle religioni e ai loro simboli e punire l’aggressore”. “Non dobbiamo disperare di fronte a correnti estremiste e idee sbagliate, o arrenderci davanti alla divisione – conclude il card. Sako – ma dobbiamo perseverare nel rafforzare la fratellanza e il rispetto della diversità e lavorare in modo che tutti possano godere del bene e della giustizia e vivere con gioia e felicità come Dio vuole”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori