Pasqua: mons. Viola (Tortona), “la speranza non è una semplice aspettativa, ma uno sguardo di fede”

“La speranza non è una semplice aspettativa”, “essa ha a che fare con qualcosa che sfugge al nostro controllo, alla nostra prevedibilità”. Lo scrive mons. Vittorio Francesco Viola, vescovo di Tortona, nel suo messaggio per Pasqua.
“Capisco che all’uomo moderno questa prospettiva risulti alquanto fastidiosa, ma, forse, vista l’esperienza di fragile precarietà che stiamo vivendo, potrà risultare un po’ più comprensibile – osserva il presule -. Non intendo dire in nessun modo che la speranza sia una vaga e infondata sensazione di positività in una condizione che di positivo sembra non aver nulla: per non correre questo rischio dobbiamo poterla fondare su qualcosa di solido, di vero, altrimenti è fatale che diventi un vago sentire irragionevolmente positivo”.
Per mons. Viola, “comprendere che cosa sia la speranza è per noi urgente tanto quanto (o forse più?) della pur urgente e necessaria campagna vaccinale. Non illudiamoci: la speranza è l’elemento centrale di ogni processo di ripresa personale, sociale, economico; è il fattore che avvia e che mantiene un percorso positivo di cambiamento”.
Il vescovo pone una domanda: “Qual è dunque il fondamento – stabile perché non segnato dalla caducità che ci appartiene – sul quale poter poggiare la nostra speranza?”. E la risposta è: ” È la Pasqua di Gesù Cristo, il giorno nuovo che Lui ha fatto marchiandolo con la sua risurrezione, che non poteva certo essere un’aspettativa, nemmeno per i suoi”.
“È particolare la nostra speranza – aggiunge -: prima di essere uno sguardo proiettato al futuro, è uno sguardo di fede (il ‘vedere’ dell’evangelista Giovanni) verso un fatto accaduto: la passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo di Gesù Cristo. Così radicati, possiamo guardare al futuro che per noi è sempre Gesù Cristo, quando tornerà alla fine dei tempi. Non è l’aspettativa che il buio si diradi ma è la certezza di poter vedere nel buio, alla luce del cero pasquale”. Quindi, ricorda: “Chesterton ne ‘La ballata del cavallo bianco’ immagina che Alfred il Grande, prima di affrontare un esercito pagano che sembrava invincibile, chiese aiuto alla Madonna, la quale gli rispose con queste parole: ‘Gli uomini dell’Est scrutano le stelle, per segnare gli eventi e i trionfi, ma gli uomini segnati dalla croce di Cristo vanno lieti nel buio. Gli uomini dell’Est studiano le pergamene, per conoscere i destini e la fama, ma gli uomini che hanno bevuto il sangue di Cristo vanno cantando di fronte le ingiurie’. È il mio augurio di speranza per questa santa Pasqua: che segnati dalla croce di Cristo possiamo andar lieti nel buio; inebriati dal suo sangue possiamo cantare di fronte alla morte: Alleluia!”.

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