Diocesi: mons. Perego (Ferrara), “la sicurezza della città passa dai suoi luoghi, non da violenze e discriminazioni”

“Questo è un tempo per guardare in alto. Guardando in basso vediamo solo egoismo, pregiudizio, prepotenza, unite a paura e sfiducia; guardando in alto ritroviamo nei santi, in san Giorgio, il testimone della fede, della speranza e della carità, le tre virtù teologali che aiutano a ordinare la vita e a riordinare la città”. Lo ha detto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nell’omelia della Messa che ha celebrato stamani, nella festa del patrono della città di Ferrara, san Giorgio.
Il presule ha passato i rassegna i luoghi chiave della città, partendo dalla chiesa, che “ci aiuta a riscoprire la forza sociale della preghiera, il valore della comunità, della condivisione, della fraternità”. “Le nostre chiese sempre aperte in questo tempo di pandemia sono state una luce per chi viveva la notte di un male che ogni giorno faceva e continua a fare morti. Le nostre chiese sono il luogo per guardare in alto e non in basso, per superare gli egoismi e gli individualismi, costruire anche momenti di comunità e di condivisione”. Poi, l’attenzione sulla casa e sulla famiglia. “La casa, è stato il luogo dove abbiamo sentito protezione, abbiamo riscoperto il valore della famiglia. Abbiamo anche visto in questo tempo di pandemia la povertà di chi non ha una casa, di chi non ha una famiglia e per i quali sono state case e famiglia le strutture e i volontari della Caritas e delle diverse associazioni di volontariato”. Quindi, la scuola, l’officina, il negozio dell’artigiano e del commerciante, la piccola impresa. Lo sguardo sui “luoghi sacrificati dalla pandemia, dove il lavoro da una parte è stato intenso e dall’altra impossibile”.
Infine l’ospedale, che “è diventato ancora di più una casa per noi in questo tempo di pandemia; un luogo che dalla periferia abbiamo riportato in città, in mezzo alle nostre preoccupazioni, vicino al nostro cuore, dove sono nate cure, luoghi nuovi di cura, di vaccinazione”. Dall’arcivescovo l’invito a “riscoprire questa città, questi luoghi e sentirli nostri”. “La sicurezza di una città passa anzitutto dalla cura della scuola, della chiesa, dell’ospedale, dei luoghi di lavoro, della casa e della famiglia: questi sono i luoghi che formano una comunità e le danno un futuro – ha concluso -. La sicurezza non viene mai dalla violenza, dalle armi, dalla prepotenza, dalla volgarità, dalla falsità, dalla cura solo dei propri interessi, dalle discriminazioni che sono i mali che indeboliscono, fanno morire la città”.

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