Papa Francesco: a Corpo diplomatico, “troppe armi ci sono nel mondo”. “Come vorrei che il 2021 fosse l’anno della pace in Siria”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Troppe armi ci sono nel mondo” . Ad esclamarlo è stato il Papa, che nel discorso al Corpo diplomatico ha affermato che “lo sforzo nell’ambito del disarmo e della non proliferazione degli armamenti nucleari, pur tra difficoltà e reticenze, occorre intensificare, dovrebbe essere egualmente condotto riguardo alle armi chimiche e nei confronti delle armi convenzionali”.   “Come vorrei che il 2021 fosse l’anno in cui si scrivesse finalmente la parola fine al conflitto siriano, iniziato ormai dieci anni fa!”, ha esclamato Francesco: “Perché ciò accada, è necessario un rinnovato interesse anche da parte della Comunità internazionale ad affrontare con sincerità e con coraggio le cause del conflitto e a ricercare soluzioni attraverso le quali tutti, indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa, possano contribuire come cittadini al futuro del Paese”. “Il mio auspicio di pace va ovviamente alla Terra Santa”, ha proseguito il Papa, secondo il quale “la fiducia reciproca fra Israeliani e Palestinesi dev’essere la base per un rinnovato e risolutivo dialogo diretto tra le Parti per risolvere un conflitto che perdura da troppo tempo”. Di qui l’appello alla comunità internazionale “a sostenere e a facilitare tale dialogo diretto, senza pretendere di dettare soluzioni che non abbiano come orizzonte il bene di tutti. Palestinesi e Israeliani – ne sono certo – nutrono entrambi il desiderio di poter vivere in pace”. Per il Libano, Francesco ha auspicato “stabilità”, “anche per assicurare un Medio Oriente plurale, tollerante e diversificato, nel quale la presenza cristiana possa offrire il proprio contributo e non sia ridotta a una minoranza da proteggere”. Anche in Libia è urgente la pace, con “l’avvio dell’atteso processo di riconciliazione del Paese”. Tra le altre aree del mondo che destano preoccupazione, il Papa ha menzionato la Repubblica Centrafricana, l’America Latina, la Penisola coreana e la situazione del Caucaso meridionale.

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