Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro: nel 2020 esaminati 292 processi, decisione su 100 cause

“Dai dati numerici emergono alcune evidenze pastorali di notevole importanza che, già da alcuni anni, si ripetono in modo costante: un sacramento del matrimonio celebrato da giovani che sono incapaci, che escludono la indissolubilità e la prole”. Lo, ha detto mons. Vincenzo Varone, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro, nel corso di una relazione pronunciata durante la sessione invernale della Conferenza episcopale calabra, tenutasi on line lo scorso 28 gennaio. Ne dà notizia il portale Avvenire di Calabria.
Nel 2020, sono stati esaminati 292 processi, 3 in meno rispetto allo scorso anno, con una finalizzazione del lavoro che ha portato il Teic alla decisione di 100 cause, 19 in meno rispetto al 2019.
La richiesta di nullità che viene maggiormente invocata è afferente al canone 1095,2 (Grave difetto di discrezione di giudizio): un capo che individua nella persona un’incapacità di relazione che impedisce a vivere un rapporto tipico quale quello del matrimonio dove il coniuge è chiamato ad un impegno di vita che ha come contenuto principale il “dono totale di sé stesso” in uno scambio che non riesce a realizzare la “comunione di tutta la vita”. Su 100 cause decise, 72 hanno invocato tale capo di nullità con una risposta affermativa in 70 casi (matrimonio dichiarato nullo) e negativa in due (matrimonio valido).
Segue a ruota, ma in misura inferiore, la richiesta di nullità per esclusione dell’’indissolubilità del matrimonio (17) e esclusione della prole (13). Rilevante anche la richiesta di nullità per errore su qualità della persona (9), Incapacità e Timore incusso (6), esclusione della fedeltà (5), condizione de futuro (4).
“Siamo fortemente chiamati ad evangelizzare il matrimonio con il contributo ad una spiritualità che comprenda la necessità teologica di salvezza piuttosto che dire un matrimonio che contempli solo l’aspetto psicologico e sociale – ha detto Varone –. Ci si sposa per essere generatori e salvatori di vita, non per trovarsi una sistemazione che ‘faccia stare bene’; non possiamo far dire ai fidanzati ‘sto bene con te’ ma ‘voglio essere e fare il tuo bene’ mettendo in gioco tutta la mia vita, ora e domani per sempre”.

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