Natale: card. Bo (vescovi birmani), “il mio cuore va a chi è in fuga, nella giungla, nei luoghi di violenza e oscurità. Possa il nostro Paese ascoltare il canto di pace degli angeli”

Foto Conferenza episcopale birmana

“Il mio cuore va a coloro che sono lontani dalle loro case, a coloro che sono nei campi nella giungla, in luoghi di violenza e oscurità, nella fame, nella paura e nell’ansia. Le mie preghiere sono perché questo Paese possa ascoltare la voce degli angeli per la pace e la riconciliazione nella speranza che tutti possano tornare a casa”. Comincia con queste parole l’omelia pronunciata oggi dal card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente dei vescovi birmani per il Natale. L’arcivescovo ha ricevuto ieri nella sua residenza a Yangon la visita del generale Min aung Hlaing, comandante in capo delle Forze armate della Birmania, che con il colpo di Stato del 1° febbraio scorso si è auto-proclamato presidente. L’arcivescovo rinnova il suo appello di pace, perché, dice, “questo Natale si avvii un processo di riconciliazione in questa nazione”. “Mai, si vince con le armi”. Nell’omelia, l’arcivescovo ripercorre il “primo Natale” della famiglia di Nazareth, di Giuseppe, il falegname, e di Maria, incinta. Anche loro “sfollati”, in fuga “nell’inverno spietato a Betlemme per trovare un luogo sicuro per la nascita del bambino”.

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“In mezzo alla nostra sofferenza, disperazione – dice il cardinale -, ci rendiamo conto di quanto siamo vicini alla famiglia di Gesù: anche noi siamo spinti ai margini, impoveriti, in fuga dalle nostre case, sfollati e rifugiati. Rivediamo Maria nelle donne che partoriscono i loro figli fuori casa. Rivediamo Giuseppe che fugge il pericolo. Rivediamo nelle scene del presepe le difficoltà di migliaia di persone bisognose di riparo. Eppure, bisogna parlare di pace. Sopra quell’oscurità soffocante, gli angeli cantarono il canto della speranza”. “Ciò di cui ha bisogno questa nazione ferita è guarigione, non armi. Questo Paese ha più uomini armati che medici. Questa è un’aberrazione ripugnante”. “Un nuovo mondo è possibile. Possiamo vivere in pace”, è il messaggio di questo Natale. “Sì, questa è la nostra speranza in questo Paese”, dice il cardinale. “Che il messaggio della mangiatoia vinca tutte le tenebre. Lascia che le stelle della pace brillino su questa terra di grandi promesse”.

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