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Santa Sede: mons. Roche (Congr. Culto Divino), “responsabilità delle Conferenze episcopali nelle traduzioni dei testi liturgici latini”

Con un decreto la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha attuato le disposizioni del canone 838 del Codice di Diritto Canonico, in materia di edizione dei testi liturgici. Il provvedimento segue il motu proprio Magnum Principium del 3 settembre 2017 con cui Papa Francesco ha mutato i §§ 2 e 3 del canone 838, disponendo che di conseguenza fossero “da interpretare sia l’art. 64 § 3 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sia le altre leggi, in particolare quelle contenute nei libri liturgici, circa le loro versioni”. Nel contempo chiedeva alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti di provvedere all’adeguamento di quanto fosse necessario per dare corso alla nuova disciplina. Con il decreto Postquam Summus Pontifex la Congregazione dà attuazione a queste disposizioni, per chiarire e determinare la normativa in materia di edizione, recognitio e confirmatio dei libri liturgici, operazioni che implicano sia le Conferenze episcopali sia la Sede Apostolica, secondo le proprie competenze.
Il pronunciamento, che ha la forma del decreto generale esecutivo, si compone di due parti, introdotte da un proemio. La prima parte, intitolata Norme e procedure, vuole richiamare, interpretare ed emendare norme e procedure circa l’edizione dei libri liturgici nelle varie lingue. “Sono considerate, anzitutto, le responsabilità e le competenze delle Conferenze episcopali, alle quali spetta di valutare ed approvare gli adattamenti liturgici per il territorio di loro pertinenza, come di preparare ed approvare le versioni dei testi liturgici – spiega il prefetto Arthur Roche su L’Osservatore Romano -. Si richiamano così le diverse questioni concernenti la lingua da adottare nella liturgia, il complesso processo di traduzione dei testi, la redazione del libro liturgico e la sua approvazione, la richiesta della confirmatio e della recognitio alla Sede Apostolica ed, infine, la pubblicazione del libro”. La seconda parte del decreto è di carattere dispositivo. Si indicano le “variationes” da introdurre nelle edizioni dei libri liturgici.

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