Lesbo: Missionarie scalabriniane, “l’Europa non sia cieca e sorda”

“L’incendio al campo profughi di Moria, a Lesbo, conferma ancora una volta come gli Stati di tutta Europa non possono essere ciechi davanti a una crisi dettata dal voler voltare le spalle a chi chiede aiuto. Non possiamo essere sordi nei riguardi di persone che stanno vivendo ben oltre il limite della sopravvivenza. Quella dei migranti di Moria è una ‘non vita’ perché sono in condizioni inumane, come se fossero ‘detenuti’ per il reato di speranza”. Lo afferma a Fides, suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Missionarie scalabriniane, congregazione che sin dalla sua fondazione si occupa dell’assistenza ai migranti. “Ci uniamo per l’ennesima volta – aggiunge la religiosa – ai tanti appelli di Papa Francesco per trovare una soluzione cristiana, in grado di dare ai tanti profughi, volti di Cristo, la possibilità di vivere davvero in un mondo giusto, equo, che possa permettere loro di sentirsi sicuri”. L’incendio è divampato la sera dell’8 settembre in più punti della struttura, che al momento accoglieva oltre 12mila richiedenti asilo (quattro volte la sua capienza) ed è la più grande d’Europa. Dopo 24 ore, un nuovo incendio ha devastato la parte del campo profughi che era stata risparmiata, gettando ulteriormente nel panico le famiglie, costrette a mettersi in salvo mentre le loro tende bruciavano. Le suore Scalabriniane sono impegnate per la missione a Lesbo dove in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, dalla fine di luglio svolgono un servizio di assistenza ai profughi che arrivano nell’isola greca.

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