Custodia del Creato: mons. Marciante (Cesi), “ascoltiamo il grido della nostra terra di Sicilia che è tornata a bruciare”

“Mentre, ancora una volta, contemplando la creazione, attraverso la sua bellezza, siamo chiamati a cercare ed incontrare Dio, non possiamo non ascoltare il grido di sofferenza che in questi giorni giunge da più parti nella nostra terra di Sicilia che è tornata a bruciare, da San Vito lo Capo a Messina, colpite ancora una volta le Madonie, un territorio devastato dalle fiamme alimentate dal vento di scirocco e dalle alte temperature. Spettatori, inermi, abbiamo assistito alla mano criminale dell’uomo che si alza per deturpare e distruggere un immenso patrimonio di fauna e di flora, mettendo a repentaglio perfino la vita e la pacifica convivenza umana dei centri abitati”. Lo scrive, in un messaggio per la 15ª Giornata nazionale per la custodia del Creato, mons. Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e delegato della Conferenza episcopale siciliana (Cesi) per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia, la pace e la salvaguardia del Creato. Nella nota, pubblicata oggi sul sito delle Chiese di Sicilia, un monito e un auspicio: “Condanniamo con forza ogni azione che mette in pericolo l’enorme patrimonio di biodiversità della nostra terra, nella speranza che i colpevoli vengano assicurati alla giustizia”. Il presule auspica anche “una presa di coscienza delle responsabilità personali sul ‘destino’ della nostra casa comune partendo dalla pulizia dei terreni privati, dalle opere di messa in sicurezza delle aree demaniali”.
Il suo intervento si lega a doppio filo ai recenti fatti di cronaca: “Solo nella giornata di domenica 30 agosto erano attivi 44 fronti di incendi, ciò ha comportato un massiccio dispiegamento di forze e di uomini per non contare le risorse economiche impiegate per fronteggiare tale emergenza”, sottolinea il vescovo, per il quale “la mano colpevole dell’uomo pesa gravemente sulle sorti della creazione distruggendo ettari di bosco, di macchia mediterranea e di fauna, inoltre, le fiamme hanno sfiorato i centri abitati e luoghi pericolosi dai quali si sarebbero potute generare tragedie”.
Il vescovo delegato della Cesi per il settore chiede, poi, che “il lavoro di prevenzione possa essere esteso durante tutto l’anno con l’impiego a tempo pieno di quelle risorse umane rappresentate dai lavoratori forestali e che il mantenimento di tale bellezza possa essere non solo fonte di attrazione per i turisti in diversi periodi dell’anno, ma anche risorsa per il sostentamento dei nostri giovani spesso costretti ad emigrare per la mancanza di occupazione”. Ma, conclude mons. Marciante, “si può fare ancora di più per rimarginare le ferite inferte ad ogni rogo: il ripristino dei boschi e delle aree danneggiate, la piantumazione e la semina per riattivare gli ecosistemi danneggiati”.

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