Messa crismale: mons. Mazzocato (Udine) al clero, “questo tempo di deserto occasione favorevole per ritrovare l’essenziale del nostro essere preti”

“Questa messa del Crisma, che celebriamo in condizioni straordinarie, è un segno forte che il Signore Gesù risorto è in mezzo a noi e ci sta donando una grazia speciale per vivere il difficile tempo di prova che stiamo attraversando”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia dell’odierna messa crismale. “È una grazia per tutti noi, riuniti in cattedrale, e per la nostra Chiesa diocesana. Lo è, in particolare, per il nostro presbiterio, vescovo e sacerdoti, a cui desidero rivolgermi più direttamente come in un momento di dialogo fraterno, dialogo nel quale inserisco anche i diaconi”. Mazzocato ha osservato: “la condizione un po’ ‘monastica’ dei mesi scorsi è stata descritta con espressioni, a mio parere molto significative, quali: ‘è stato come un corso di esercizi spirituali’, ‘c’è stato più tempo per la preghiera, per la meditazione e per la lettura di libri di qualità spirituale’, ‘la sospensione del ritmo frenetico delle tante cose da fare ha permesso di rientrare in contatto profondo con se stessi’… Queste espressioni rivelano che il digiuno di attività e di rapporti non ci ha disorientati e messi in crisi ma, al contrario, ci ha portato a un maggior contatto con la nostra interiorità grazie al quale sono venute a galla domande importanti: che senso ha il mio essere prete nell’attuale contesto sociale? Una volta spogliato delle attività per le quali le persone mi riconoscono utile, che cosa mi resta? A che scopo sono prete? Qual è la mia identità e il mio compito proprio?”.
“Posso dire che queste domande sono affiorate anche alla mia coscienza in questo tempo e le ho considerate una vera grazia dello Spirito Santo perché mi aiutano ad essere onesto fino in fondo con me stesso non accontentandomi della considerazione degli uomini ma mettendo la mia coscienza davanti a Gesù Cristo”. “Questo tempo di deserto e di spoliazione può essere occasione favorevole per ritrovare l’essenziale del nostro essere preti; un’essenziale che abbiamo ricevuto da Dio e non dal riconoscimento delle persone”.

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