Messa crismale: card. Betori (Firenze), vita ecclesiale al servizio del bene della società e impegno nella carità verso i più deboli

“Nel Messale romano si legge che la messa del Crisma ‘deve essere la manifestazione della comunione dei presbiteri con il loro vescovo’. Quest’anno la celebriamo alla vigilia della conclusione del Tempo pasquale a causa dell’emergenza sanitaria, e lo facciamo con attente precauzioni, come evidenziano gli spazi che ci distanziano e l’aver potuto accogliere solo un’esigua rappresentanza di diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici”. Lo ha affermato oggi l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, nella messa crisma, celebrata nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. “Continua la sofferenza per non poter dare espressione piena alla nostra vita ecclesiale – non solo dal punto di vista liturgico, ma anche formativo e di partecipazione –, ma la viviamo con lo stesso spirito che ci ha guidato in questi mesi, ponendoci a servizio del bene della società, in particolare per la salvaguardia della salute di tutti e come carità verso i più deboli”. Betori ha aggiunto: “non vogliamo però trascurare un gesto che siamo soliti ripetere in questo giorno in cui rinnoviamo le promesse del giorno dell’ordinazione: esprimere gratitudine e auguri a quanti in questo anno hanno celebrato o celebreranno una ricorrenza giubilare del ministero”.
“La gioia del ritrovarci insieme come presbiterio diocesano in questa particolare celebrazione non può farci dimenticare la sofferenza per le prove che le comunità affidate alla nostra cura pastorale hanno dovuto e devono sopportare in questi tempi”. Il card. Betori ha aggiunto: “Nel nostro cuore e nella nostra preghiera ci sono tutti: i nostri morti, che abbiamo accompagnati al riposo eterno soltanto con una benedizione tra pochi familiari sgomenti; i malati, in specie quelli che hanno dovuto passare per le terapie intensive; le famiglie, provate dal dolore per la scomparsa dei loro cari o dall’ansia per la loro vita; gli anziani, su cui ha pesato in modo particolare l’isolamento; i fanciulli, i ragazzi e i giovani, privati dei tempi di educazione, formazione, socialità, gioco; gli imprenditori e i lavoratori, minacciati dalla precarietà e dallo spettro di una crisi economica; coloro che hanno responsabilità di governo nella società, chiamati a scelte difficili e, auspichiamo, lungimiranti; i nostri fedeli, a cui per lunghi giorni non abbiamo potuto offrire il sostegno e la gioia dell’incontro eucaristico”.

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