Decreto Rilancio: Rocchi (Ass. Ospitalità religiosa), “non c’è più per noi garanzia dello Stato su prestiti tramite istituti di credito”

“Con la firma del presidente Sergio Matterella il Decreto Rilancio è diventato operativo, ma qualcosa è accaduto tra l’annuncio in conferenza stampa da parte di Conte e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale: è scomparso quello che era l’articolo 106, ovvero l’allargamento al Terzo Settore e agli enti religiosi della garanzia dello Stato per i finanziamenti (prestiti non fondi, si badi bene) tramite gli istituti di credito”. Lo denuncia Fabio Rocchi, presidente dell’Associazione Ospitalità religiosa italiana. “Si trattava di una boccata d’ossigeno per un settore fondamentale della vita sociale in Italia, che in tempi di emergenza coronavirus ha subìto danni incalcolabili sulle proprie attività, pur dovendo sopportare un aumento esponenziale di richieste di aiuto da parte delle fasce più deboli della popolazione – prosegue Rocchi -. Un esempio per tutti l’azzeramento degli introiti per le case dell’ospitalità religiosa (chiuse da decreto) e quindi l’impossibilità di sostenere il raddoppio delle domande di assistenza caritatevole”.
Il presidente dell’Associazione denuncia: “Il testo del Decreto circolava sotto forma di bozza fino alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, con tanto di note esplicative sul significato dei singoli provvedimenti. Poi qualcosa di misterioso deve essere successo e la norma è finita nel cestino della spazzatura. E con essa la speranza di risollevare un settore a cui gli ultimi guardano spesso come unica possibilità di sopravvivenza. Ma evidentemente gli ultimi devono restare ultimi, a tutti i costi: la loro sopravvivenza non entra nei decreti”.

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