Beni culturali: Istat, circa 78 milioni di euro l’incasso mancato dei musei statali per gli effetti del lockdown

Si stima che l’emergenza sanitaria e il relativo lockdown, che ha chiuso i musei in tutta Italia, abbia causato, tra marzo e maggio 2020, una mancata affluenza di quasi 19 milioni di visitatori e un mancato incasso di circa 78 milioni di euro. Lo segnala l’Istat tra le statistiche di Today Economia, diffuse oggi, 21 maggio. Nello stesso trimestre dello scorso anno le strutture museali statali avevano registrato oltre 17 milioni di visitatori, realizzando introiti lordi per 69 milioni di euro.
Fino al 2019 i musei statali avevano visto un rapido incremento della platea dei visitatori, aumentati del 46,8% dal 2010 al ritmo di 1,7 milioni in più in media ogni anno. “La pandemia ha arrestato improvvisamente questa tendenza, azzerando una partecipazione storicamente in crescita – spiega l’Istituto di statistica -. Basandosi sulla serie storica dei dati forniti dal ministero è possibile stimare che per il 2020, in assenza di Covid-19, si sarebbe potuto realizzare un incremento del numero di visitatori dei musei statali dell’8,1% rispetto al 2019 e un aumento degli introiti lordi del 12,8%”.
L’esperienza di lockdown vissuta dai primi di marzo, con la chiusura fisica di tutti i luoghi della cultura presenti sul territorio italiano, ha messo in evidenza “la necessità di attuare e sviluppare modalità alternative di valorizzazione e di fruizione del patrimonio culturale da parte del pubblico e di ripensare al contributo che le tecnologie digitali possono fornire”. Complessivamente, il processo di digitalizzazione del patrimonio culturale e dei servizi erogati presenta ancora “ampi margini di miglioramento nel nostro Paese”. In base ai dati rilevati dal censimento Istat del 2018 solo l’11,5% dei musei e degli istituti similari statali ha effettuato la catalogazione digitale del proprio patrimonio. Di questi, solo il 20,8% ha completato il processo di digitalizzazione, il 43,4% ha riversato in digitale circa la metà delle opere mentre il 35,8% ha digitalizzato meno della metà delle proprie collezioni.

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