Migranti: Actionaid, “sono persone non manodopera. Su regolarizzazione serve un cambio di rotta”

Un provvedimento di regolarizzazione di chi è privo di un titolo di soggiorno, rappresenterebbe “un segnale politico, giuridico e sociale importante, un primo passo verso la riforma complessiva della disciplina delle migrazioni”. Il riconoscimento dei cittadini stranieri come soggetti di diritto, “a prescindere dalla loro utilità economica, costituirebbe un segnale di discontinuità rispetto al passato e potrebbe potenzialmente segnare l’inizio di una gestione di tipo nuovo dell’immigrazione”. Lo afferma oggi Actionaid a proposito della bozza di Decreto governativo per la regolarizzazione dei lavoratori immigrati. Un intervento di questo tipo, precisa, “è urgente e finalmente sembra più che una possibilità. Sebbene non sia un testo definitivo, la logica della misura proposta antepone però gli interessi di mercato ai diritti e alla vita dei cittadini stranieri, considerati in chiave meramente utilitaristica, limitatamente al soddisfacimento del fabbisogno di manodopera nel settore agricolo, dell’allevamento e della pesca”. Actionaid è inoltre preoccupata per “la temporaneità della proposta che precarizza ancor più esistenza e lavoro, con la probabile conseguenza di incidere negativamente sui salari e sulle condizioni di vita”. La bozza di decreto, inoltre, “non prende minimamente in considerazione le donne migranti, nonostante siano sovente oggetto di discriminazioni multiple e al centro dello sfruttamento lavorativo e sessuale. Il testo non ricomprende comparti che si contraddistinguono per l’alta percentuale di manodopera femminile straniera come i lavori di cura, quelli domestici, il settore turistico e la ristorazione”. Secondo Actionaid è “inaccettabile e fuorviante far uscire dall’invisibilità e rendere soggetti di diritto, in questo momento di pandemia, solo le persone che servono alla nostra economia, finché ci servono”. ActionAid sostiene l’appello promosso da Asgi e sottoscritto da centinaia di organizzazioni che propone due opzioni: il rilascio di un permesso per ‘ricerca occupazione’, di durata annuale e convertibile alla scadenza, oppure l’emersione dal lavoro irregolare, con rilascio di un permesso di soggiorno per lavoro di durata annuale e convertibile alle condizioni di legge.

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