25 aprile: mons. Delpini (Milano), “celebrare la memoria come condivisione di una speranza, come fiducia in una promessa”

“Come cristiano mi interrogo su che cosa significhi la memoria e la nostra responsabilità di custodirla oggi e sempre”. Lo ha affermato mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, al Campo della gloria presso il Cimitero monumentale, commemorando oggi i morti della Resistenza nella ricorrenza del 75° della Liberazione della città. “La memoria degli eventi, delle vicende e delle persone che hanno pagato il prezzo più alto può essere celebrata come condivisione di una speranza, come la fiducia in una promessa. La celebrazione di una promessa è la memoria che io, come vescovo cattolico di questa città, come cristiano di questo paese coltivo. Uomini e donne della resistenza hanno creduto a una promessa, hanno compiuto le loro imprese, hanno sofferto e rischiato, hanno pagato con la vita la speranza di un paese libero, di un popolo unito da valori condivisi e liberamente scelti. Hanno creduto a una terra promessa e perciò non si sono rassegnati a una terra di schiavitù”. L’arcivescovo ha aggiunto: “Personalmente sento la responsabilità di celebrare la memoria dei martiri della Resistenza come memoria di una promessa. Sento che solo questo modo di vivere la memoria contiene una possibilità di costruire insieme il futuro. I cristiani credono che questa storia è pellegrinaggio verso la terra promessa, credono che tutti gli uomini sono chiamati a vivere il tempo come responsabilità e occasione per compiere passi condivisi, per essere radunati dall’orientamento verso una vita comune”.
I cittadini italiani “sono chiamati oggi più che mai a camminare insieme fiduciosi in una promessa. La promessa civile contiene i valori che si sono tradotti in principi della costituzione italiana. I morti della Resistenza, i padri costituenti, le forze sociali che sono emerse vive dal disastro della guerra e dagli anni della dittatura meritano di essere ricordati non come fotografie del passato, ma come testimoni di quella promessa che li ha motivati a lottare, a lottare insieme, a sognare insieme”. “Noi oggi onoriamo quella gente perché facciamo memoria della promessa in cui hanno creduto, continuiamo a crederci e continuiamo a camminare cercando di essere uniti nella condivisione dei valori della democrazia, della partecipazione, della solidarietà. Noi cristiani chiamiamo fraternità questo camminare insieme verso la terra promessa”.

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