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Coronavirus Covid-19: Daems (Consiglio d’Europa), “nessuna ragione per sospendere la democrazia”. Il caso dell’Ungheria

Photo SIR/CoE

Ci sono “linee rosse” molto chiare nella Convenzione europea sui diritti dell’uomo e nella sua giurisprudenza, tali per cui “alcuni diritti – come il diritto alla vita o il divieto di tortura e schiavitù – non possono essere sospesi in nessuna circostanza e le garanzie di base dello stato di diritto devono continuare a funzionare, qualunque sia la situazione”. Torna a pronunciarsi con molta chiarezza il Consiglio d’Europa: “Tempi eccezionali richiedono misure eccezionali”, ma la dichiarazione di “stato di emergenza” deve essere “proporzionale alla minaccia, in atto solo per il tempo necessario e comunque soggetta a revisione costante”. In ogni caso, “i mattoni fondamentali di una democrazia – parlamento, magistratura e media – devono continuare a svolgere le loro funzioni il più possibile”. Rik Daems, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, non ha remore a dire oggi che, “mentre lentamente iniziamo a vedere la fine della paralisi, la mia più grande paura è che le misure senza precedenti diventino la nuova normalità e persistano dopo la fine della crisi”. E cita l’Ungheria (“ha approfittato della situazione per introdurre misure che, a mio avviso, sono gravemente sproporzionate”) e “altri Paesi in cui sono state adottate misure che rischiano di ostacolare il lavoro dei giornalisti”. Paura e insicurezza, bisogno di “leadership assertiva” fino al dispotismo, da un lato, e il ripiegamento su se stessi e i propri interessi, dall’altro, sono in agguato in tempi di crisi come questo. Un segnale di preoccupazione arriva persino dall’Ue e dalla sua “disunità”, afferma Daems.

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