Messa crismale: mons. Muser (Bolzano-Bressanone), un nuovo cammino per la comunità. Ricordato il beato don Neururer

Nella messa del Crisma, celebrata oggi a Bressanone, il vescovo Ivo Muser ha benedetto gli olii santi affermando: “Sono il segno di ciò che ci è dato di essere, persone che appartengono a Cristo”. Nella sua omelia il vescovo ha ricordato la figura del parroco tirolese Otto Neururer, ucciso dai nazisti nel campo di concentramento di Buchenwald esattamente 80 anni fa, il 30 maggio 1940. Otto Neururer visse a lungo a Bressanone: studi al Vinzentinum dal 1895 al 1903, poi quattro anni nel Seminario maggiore e nel 1907 l’ordinazione sacerdotale nel duomo di Bressanone. Il 24 novembre 1996 è stato proclamato beato da Papa Giovanni Paolo II. Il vescovo lo ha indicato tra le figure-simbolo “che davanti alla situazione in cui vivono e alle sfide del loro tempo sanno seguire le orme di Gesù e del suo Vangelo”. Nell’affrontare un sistema disumano, ha detto Muser, “don Neururer sapeva che vi era qualcosa di più terribile della perdita della propria vita: la perdita della propria dignità, della propria convinzione di fede e quindi della propria anima. Essere cristiano significa anche andare controcorrente e dire sempre no a progetti di vita, comportamenti e ideologie che sono contrari al Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa”.
Rivolgendosi a sacerdoti e diaconi presenti, il vescovo si è soffermato anche sulla crisi da Covid: “nel tempo difficile che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, lo Spirito del Signore è presente nel vostro ministero e vi ha accompagnato negli sforzi compiuti per non lasciare soli i fedeli. Vi diciamo grazie per il vostro impegno pastorale e la vostra vicinanza non solo effettiva ma anche affettiva. Avete portato conforto soprattutto ai malati, a chi è solo, alle famiglie che hanno pianto i propri defunti, a chi ha lavorato giorno e notte contro la pandemia”. Infine, “ci auguriamo che questo rito sia non solo segno della nostra comunione sacerdotale, ma anche di un cammino diverso – più responsabile e più consapevole – della nostra comunità” uscita dall’esperienza del virus.

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