Mancanza di sufficienti tutele per i più deboli, nessuna obiezione di coscienza e scarse cure palliative. Queste le mancanze più gravi della legislazione che legalizzerebbe il suicidio assistito secondo Raymond Friel, presidente di “Caritas social action network”, agenzia della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles impegnata, che raccoglie decine di associazioni cattoliche che lavorano per i più deboli. In una lettera aperta ai deputati di Westminster, Friel chiede loro di votare contro la normativa che, dopo aver ricevuto un primo sì da Westminster lo scorso novembre, continua il proprio iter parlamentare e ritorna in parlamento, domani, per una discussione degli emendamenti, prima di un ultimo voto decisivo a metà giugno. “È stato lo stesso governo che propone questa legislazione ad ammettere che non possiamo sapere che impatto avrà su servizi sanitari e sociali già in grave difficoltà”, scrive il presidente di “Csan”. “Ed è molto preoccupante che, tra gli argomenti a favore della legalizzazione del suicidio assistito, vengano elencati vantaggi economici come una diminuzione dei costi della sanità pubblica e delle pensioni. Rischiamo di mandare un messaggio pericoloso a chi già si sente di peso o non voluto, che la loro morte potrebbe avere un valore sociale maggiore della loro vita”. Friel esprime anche preoccupazione perché la decisione di dare il via libera al suicidio assistito non dovrà essere più approvata da giudici dell’Alta Corte ma soltanto da una commissione composta da uno psichiatra, un assistente sociale e un esperto legale.