Francia: appello leader religiosi su legge fine vita, “scegliere l’umanità non l’abbandono, la relazione non la solitudine, la cura non la rassegnazione”

“Legalizzare la morte somministrata non sarà un progresso, ma una regressione etica, sociale e medica. Dobbiamo scegliere di investire nelle cure palliative, nella formazione all’ascolto e nel sostegno completo delle persone fino alla fine della loro vita. Questa scelta è quella dell’umanità contro l’abbandono, della relazione contro la solitudine, della cura contro la rassegnazione”. Si conclude con questo “appello alla responsabilità politica e umana” il comunicato diffuso oggi dalla Conferenza dei leader religiosi di Francia (CRCF) – cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, musulmani e buddisti – per mettere “in guardia dai gravi abusi impliciti nella proposta di legge che introduce nella legislazione francese un ‘diritto al suicidio assistito’”.

Lunedì scorso i parlamentari hanno iniziato a esaminare una proposta di legge volta a legalizzare il suicidio assistito per gli adulti maggiorenni affetti da malattie incurabili, avanzate o terminali. Ciò consentirebbe ai pazienti di ricevere o somministrare una sostanza letale autonomamente o con l’assistenza medica. La proposta di legge, che consentirebbe l’accesso a sostanze letali nel rispetto di condizioni rigorose, sta scatenando un acceso dibattito in tutto lo spettro politico.

“Dietro un apparente desiderio di compassione e di controllo – scrivono i leader religiosi -, questo testo opera un cambiamento radicale: introduce giuridicamente la possibilità di somministrare la morte – tramite suicidio assistito o eutanasia – sconvolgendo profondamente i fondamenti dell’etica medica e sociale”. I leader religiosi sollevano alcuni punti. Il primo è il linguaggio usato nel testo di legge a partire dalla terminologia scelta – “suicidio assistito” –  che “maschera la vera natura dell’atto: la somministrazione volontaria di un prodotto letale” con l’intento di “sminuire la gravità morale dell’atto” stesso. La legge inoltre, se approvata, “contrasta direttamente con il giuramento di Ippocrate e con il principio fondamentale della cura, che mira ad alleviare, senza mai uccidere”.

Il testo peraltro manca delle necessarie e fondamentali “garanzie etiche e procedurali”. “Consente a un singolo medico di autorizzare un atto letale, senza una procedura collegiale o una valutazione psichiatrica”. E “il termine per l’istruzione della domanda di 15 giorni seguito, ove opportuno, da un periodo di riflessione di sole 48 ore – o anche meno – è in contrasto con tutti gli standard internazionali. Questa fretta è indegna di una decisione irreversibile e della gravità della questione”. Infine, se approvato, il testo di legge rappresenterebbe “una minaccia diretta per i più vulnerabili”. “Nei Paesi in cui l’eutanasia è stata legalizzata, le richieste continuano ad aumentare e si registra un preoccupante calo degli investimenti nelle cure palliative. Pertanto la promessa di un sostegno dignitoso tende a svanire dietro un’opzione terminale presentata come soluzione”.

L’appello è firmato per la Conferenza episcopale francese da mons. Eric de Moulins-Beaufort. Seguono le firme del responsabile dell’Unione buddhista di Francia, dell’Assemblea dei vescovi ortodossi, di Chems-Eddine Hafiz, Rettore della Grande Moschea di Parigi, Haïm Korsia, Gran Rabbino di Francia e del pastore Christian Krieger, Presidente della Federazione protestante di Francia.

 

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