Procedimenti amministrativi e penali: Università Cattolica, “problemi psicologici e familiari in adolescenti adottati seguiti da Tribunale”

“I procedimenti amministrativi ad oggi analizzati sono 110 e agli stessi, nel 39,1% dei casi (43 ragazzi), risultano associati uno o più fascicoli penali”. È quanto emerge dalla ricerca “I minori adottati nei procedimenti amministrativi e penali”, promossa dal Tribunale per i minorenni di Milano e affidata al Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e all’Università degli Studi di Milano – Bicocca, che è stata presentata oggi all’Università Cattolica di Milano.
I fascicoli riguardano in prevalenza maschi, adottati spesso già grandi (più di sei, sette anni), in cui si sommano “fattori di rischio legati alla storia del minore, alla famiglia e a interventi a volte ‘lacunosi’ da parte dei servizi sociali. In particolare, il 20% dei minori ha alle spalle una storia di abuso sessuale e il 22,7% di grave trascuratezza”.
Secondo la ricerca, “nell’89,5% i minori presentano problemi di salute e nel 63.6% una patologia di tipo psichiatrico: tra questi nel campione femminile, si è riscontrata una prevalenza di disturbi di personalità (65,4%), mentre i maschi presentano una più elevata incidenza di disturbi esternalizzanti (56,8%). Di questi, il 49,5% presentava una diagnosi già prima dell’intervento del Tribunale”.
Per quanto riguarda le famiglie, “si tratta di genitori con elevato livello di istruzione e con un impegno lavorativo full time. L’80,5% sono coppie coniugate: i casi di separazione sono piuttosto contenuti (8,3%) anche se nel 24,7% la relazione di coppia risulta essere conflittuale”.
Ancora: “Nel 20% dei casi la relazione del minore con la madre è risultata buona. Più elevata la percentuale dei casi (26,7%) in cui vi è una buona relazione con il padre. Questo dato è in linea con altre ricerche da cui emerge che i padri non di rado siano molto coinvolti e possano costituire una importante risorsa nel percorso adottivo mentre la relazione con la madre risulti essere uno snodo critico”.
Rilevante è il dato relativo alla presenza di violenza familiare: “Nel 32,7% dei casi assistiamo a condotte di violenza fisica nella relazione con la madre e nel 17,8% dei casi con il padre”. Al momento della segnalazione al Tribunale per i minorenni “i ragazzi hanno un’età media di 16 anni”. I fattori maggiormente determinanti l’ingresso nel circuito giudiziario sono “l’uso di droghe, le fughe da casa, la violenza familiare, l’abbandono scolastico e la frequentazione di ambienti devianti. Non di rado si registrano tentati suicidi e comportamenti di autolesionismo”.
Sulla base della ricerca sembra che il Tribunale per i minorenni sia riuscito a incidere positivamente sui percorsi di crescita di questi ragazzi poiché nella maggioranza dei casi, alla chiusura del fascicolo amministrativo, “l’esito è stato ritenuto migliorativo nel 47,6% dei casi, stazionario nel 30% e peggiorativo nel 20,4%. Questo significa che le misure adottate dal Tribunale, tramite l’attivazione di progetti sul territorio (22.8%), e l’eventuale inserimento in comunità residenziale, (nel 67,2% de casi, di cui 59,5% di tipo educativo e 40,5% di tipo terapeutico) si traducono in interventi che manifestano una loro efficacia”.

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